10 e 6 anni di prigione per due ragazze star di Tik Tok. Le associazioni per i diritti umani parlano di repressione.
L’Egitto contro le star dei social. I servizi di sicurezza egiziani hanno arrestato Tik Tok Girl, l’influencer 19enne Haneen Hossam, condannandola a 10 anni di carcere e 10mila euro di multa (200mila sterline egiziane) con l’accusa di traffico di esseri umani.
Stando a quanto riferisce la BBC, la ragazza sarebbe “apparsa attraverso un’applicazione in trasmissioni video in diretta, visibili a tutti gli utenti, per stabilire rapporti di amicizia e dialogare con i loro follower in cambio di somme di denaro da parte dell’applicazione, approfittando della serrata imposta durante la prima ondata di Covid-19 e della permanenza dei cittadini nelle loro case“. Insieme a lei condannata a 6 anni di reclusione Mawadda Al-Adham, anche lei famosa su Tik Tok, che a differenza della collega era presente in aula al momento della sentenza.
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Secondo la polizia egiziana le due influencer avrebbero “attirato” due ragazze di età inferiore ai 18 anni affinché apparissero in diretta attraverso l’applicazione “Likee” per parlare con i giovani. Il tribunale ha giudicato queste azioni come esempi di “incitamento all’immoralità e violazione dei valori della società“. Lo scorso anno le due donne erano state condannate a due anni di carcere e a una multa da 300mila sterline egiziane (circa 16mila euro). Sentenza ribaltata in appello a gennaio. Oggi un’altra condanna.
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Haneen ieri aveva postato un video su Instagram chiedendo la grazia al presidente Abdel Fattah al-Sisi e lanciando un appello: “Non ho fatto nulla di immorale per meritare tutto questo. Sono stata in carcere per dieci mesi e non ho detto una parola dopo il rilascio… Perché mi volete di nuovo in prigione?“. Associazioni per i diritti umani ritengono le due ragazze vittime della repressione contro le influencer per evitare il propagarsi di idee contrarie al regime egiziano. Reda Eldanbouki dell’ong egiziana Women’s Center for Guidance and Legal Awareness, ha parlato di condanne “dure ed esagerate“, denunciando limitazioni per la libertà di opinione ed espressione per le donne.
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