Covid, Rasi: «Troppi guru in tv, ha creato disallineamento dell’informazione»

Guido Rasi, Consigliere del General Figliuolo, propone una attenta analisi della comunicazione adottata durante la pandemia.

Guido Rasi – Meteoweek

Guido Rasi, Direttore scientifico Consulcesi e Consigliere del General Figliuolo, tuona: «Uno dei macroscopici effetti della lotta alla diffusione del Coronavirus, in Italia ma non soltanto, è stata la scarsa valorizzazione della comunicazione istituzionale». Queste parole sono riportate all’interno del suo libro «Generazione V – Virus, vaccini e varianti. Viaggio nella nuova normalità».

Covid e media

«Una reprimenda va senz’altro indirizzata ai media – si legge – ciascuno dei quali si è dotato di un suo “guru personale” tra il bouquet di scienziati disponibili su piazza che non solo non sono stati coordinati da alcun ente, ma quasi sempre hanno espresso posizioni divergenti». Questo ha portato, inevitabilmente ad una comunicazione spesso confusa e contraddittoria. E che ha contribuito ad alimentare disorientamento nella popolazione.

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«Si è creato un disallineamento dell’informazione e quel fenomeno che, come vedremo più avanti, si chiama infodemia, ovvero troppe informazioni» scrive Guido Rasi. Il Consigliere del General Figliuolo nelle pagine del suo libro fa anche una attenta analisi del tipo di comunicazione adottata durante la prima fase di pandemia che ha costretto gli italiani ad un lungo periodo di quarantena. «Si evince chiaramente come la ricerca a tutti i costi degli slogan e del sensazionalismo abbia finito con il lasciare le cose importanti da parte» scrive. Il riferimento, in questo caso, è alle regole comportamentali da seguire per limitare la diffusione del contagio.

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Assenza di comunicazione massiva

Il governo italiano, spiega Guido Rasi, non ha attivato «una campagna massiva che accompagnasse il cittadino nel navigare in questa crisi». L’autore del libro lamenta l’assenza di «una campagna scandita da cartoon, podcast, tutorial di semplice e immediata comprensione in grado di entrare nella quotidianità delle persone e far capire loro l’importanza delle azioni e dell’impegno personali». Fa, invece, notare come si sia preferito affidare il tutto «alla casualità della percezione e a trend e hashtag in voga sui Social Network. Si è cioè proceduto inseguendo anziché dirigendo la comunicazione» conclude.

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