La vera ipocrisia è quella di usare due pesi e due misure nel giudizio che riguarda sé stessi ed il prossimo.
Chi ha mani innocenti e cuore puro salirà il monte del Signore
e starà nel suo luogo santo. (Cf. Sal 23, 4.3)
Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore.
Dal libro della Gènesi
Gen 12, 1-9
In quei giorni, il Signore disse ad Abram:
«Vattene dalla tua terra,
dalla tua parentela
e dalla casa di tuo padre,
verso la terra che io ti indicherò.
Farò di te una grande nazione
e ti benedirò,
renderò grande il tuo nome
e possa tu essere una benedizione.
Benedirò coloro che ti benediranno
e coloro che ti malediranno maledirò,
e in te si diranno benedette
tutte le famiglie della terra».
Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore, e con lui partì Lot. Abram aveva settantacinque anni quando lasciò Carran. Abram prese la moglie Sarài e Lot, figlio di suo fratello, e tutti i beni che avevano acquistati in Carran e tutte le persone che lì si erano procurate e si incamminarono verso la terra di Canaan. Arrivarono nella terra di Canaan e Abram la attraversò fino alla località di Sichem, presso la Quercia di Morè. Nella terra si trovavano allora i Cananei.
Il Signore apparve ad Abram e gli disse: «Alla tua discendenza io darò questa terra». Allora Abram costruì in quel luogo un altare al Signore che gli era apparso. Di là passò sulle montagne a oriente di Betel e piantò la tenda, avendo Betel ad occidente e Ai ad oriente. Lì costruì un altare al Signore e invocò il nome del Signore. Poi Abram levò la tenda per andare ad accamparsi nel Negheb.
Parola di Dio.
R: Beato il popolo che Dio ha scelto come sua eredità.
Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità.
Il Signore guarda dal cielo:
egli vede tutti gli uomini. R.
Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame. R.
L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo. R.
Togli prima la trave dal tuo occhio.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 7,1-5
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio“, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».
Parola del Signore.
Con lo stesso giudizio con cui giudicheremo saremo a nostra volta giudicati. A cosa giova dunque giudicare? Gesù ci dice di non farlo proprio, lasciando a Lui ogni valutazione sulle cose del mondo, lui solo che è in grado di discernere e capire profondamente.
Le nostre parole e maldicenze hanno infatti un peso e possono cambiare il corso delle cose in peggio. Dunque occorre sempre considerare che noi non potremo mai comprendere obiettivamente una situazione; anche si trattasse di una circostanza che sembra non lasciare dubbi, solo a Dio spetta il giudizio.
Il commento al Vangelo di ieri
Possiamo farci un’idea, trasmettere una notizia, considerare dei fatti, certi però che avremo sempre una ragione parziale nel valutare ciò che accade, nel giudicarlo, in particolare. Infatti, perché ci preoccupiamo di sentenziare sugli altri quando non ci curiamo di quello che facciamo noi?
Il trave nell’occhio descritto nel Vangelo è l’impossibilità di giudicare con obiettività, è avere lo sguardo falsato dai propri peccati che inquinano il modo di vedere la realtà. Come possiamo pretendere, noi che siamo pieni di iniquità, di dire ad un fratello che ha una pagliuzza nell’occhio? Se nel nostro c’è un trave, se non siamo capaci a stare attenti a noi stessi, come potremo rimproverare gli altri?
Occorre piuttosto prestare attenzione ai giudizi: il giudizio è una lama che taglia. Lo stesso metro di valutazione che useremo con gli altri sarà un giorno usato su di noi, e ci renderemo così nostri stessi giudici, allo stesso modo di come avremo fatto agli altri. La vera ipocrisia è infatti usare due pesi e due misure nel giudizio che riguarda sé stessi ed il prossimo.
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