Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, continua a proclamarsi innocente. L’uomo, dal carcere, ha parlato attraverso l’avvocato Claudio Salvagni. Il team di legali nei giorni scorsi ha richiesto l’accesso ai reperti, ma la Corte d’Assiste di Bergamo ha ancora una volta dato risposta negativa.
Da sette anni Massimo Bossetti sta scontando la pena all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, assassinata all’età di 13 anni il 26 novembre 2010. Sul corpo della ragazza, ritrovato tre mesi dopo la scomparsa, fu rinvenuto il DNA dell’uomo. La difesa, tuttavia, ritiene che esso sia contaminato, in quanto potenzialmente trasportato sul cadavere attraverso degli attrezzi di lavoro sporchi di sangue. Una ricostruzione che non ha mai convinto la Procura di Bergamo, la quale ha ritenuto che il muratore di Mapello, padre di tre figli, sia l’unico colpevole. Il movente è stato individuato dai giudici in un contesto di “avances a sfondo sessuale“. Il cinquantenne, tuttavia, a distanza di dieci anni dall’accaduto, continua a ribadire la sua innocenza, seppure la Corte d’Assise abbia rigettato qualsiasi istanza presentata dagli avvocati. Ultima quella di accesso ai reperti delle indagini – ed in particolare la traccia da cui fu estratto il DNA di “Ignoto 1”, che però è definitivamente esaurita – presentata lo scorso 3 giugno, che avrebbe potuto dare una speranza di riapertura al processo. La sentenza, dunque, resta definitiva.
Massimo Bossetti parla dal carcere
Massimo Bossetti ha rotto il silenzio dal carcere, attraverso la voce del suo avvocato Claudio Salvagni. Quest’ultimo, intervenuto nel corso della trasmissione «Crimini e Criminologia», in onda su Cusano Italia Tv, ha commentato le condizioni di salute psico-fisica in cui versa il suo assistito, il quale continua a proclamarsi innocente e chiede giustizia per la morte di Yara Gambirasio. “Ho incontrato Massimo Bossetti in carcere pochi giorni fa, trovandolo molto ma molto provato. E comunque Massimo mi ha detto ‘sono disperato, non so più che cosa devo fare. Avvocati continuate a lottare, ho fiducia di voi e non smetterò mai di lottare perché sono innocente. Lo faccio per me, per i miei figli e perché so che Yara non ha avuto giustizia‘. Sempre più un uomo distrutto. Il carcere è duro, ancora più duro se lo vivi da innocente”. È per questa ragione che i familiari, in queste settimane, temono il peggio. “Non a caso è controllato costantemente dagli operatori penitenziari per evitare che commetta qualche insano gesto”.
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La magistratura, da parte sua, non ritiene ci siano dubbi in merito al colpevole dell’omicidio della tredicenne di Brembate di Sopra. Il team di legali, tuttavia, non intende perdersi d’animo a distanza di sette anni dalla condanna all’ergastolo. “Noi non ci arrendiamo e per questo abbiamo già presentato un ulteriore ricorso in Cassazione, visto che nelle tre precedenti occasioni, la Suprema Corte ci ha sempre dato ragione. Ora quindi andremo in Cassazione per la quarta volta perché è un nostro diritto e un diritto di Massimo Bossetti, vedere quei reperti rimasti ed esaminarli”, ha aggiunto l’avvocato Claudio Salvagni. E sull’ennesimo “no” all’accesso alle prove, ha aggiunto: “La decisione della Corte d’Assise di Bergamo ha dell’incredibile in quanto fa a stracci i principi fondamentali del diritto. Ci vorrà quindi ancora del tempo ma credo che la Cassazione ci riconoscerà il diritto di riesaminare i reperti. Mi chiedo come è possibile che la Corte di Bergamo nelle precedenti occasioni non abbia tenuto conto del pronunciamento della Cassazione a noi favorevole, decidendo solamente di chiuderci la porta in faccia. Tutto questo è assurdo”.