Le persone under 60 che hanno ricevuto la prima dose di AstraZeneca potranno scegliere di ricevere anche il richiamo con il siero anglo-svedese, seppure il Ministero della Salute abbia consigliato la vaccinazione eterologa. La circolare firmata dal direttore generale Prevenzione, Giovanni Rezza, inoltre, fornisce dei chiarimenti sulle modalità d’uso del vaccino di Johnson&Johnson, che sarà utilizzabile per determinate categorie della popolazione (definite hard to reach) anche al di sotto dei 60 anni di età.
Una circolare del Ministero della Salute, firmata dal direttore generale Prevenzione, Giovanni Rezza, ha dato il “via libera” alla libertà di scelta sulla vaccinazione eterologa. Le persone al di sotto dei 60 anni di età che hanno ricevuto la prima dose di AstraZeneca potranno rifiutare il mix di vaccini, effettuando su richiesta il richiamo con il medesimo siero. Il Governo, a seguito dei conseguenti rari eventi trombotici (tra cui quello che ha provocato la morte della diciottenne Camilla Canepa), aveva consigliato a questa categoria di popolazione la somministrazione dei vaccini a mRNA, ovvero il Pfizer/BionTech ed il Moderna, ma adesso la decisione spetterà ai singoli individui. Dal Comitato tecnico scientifico, inoltre, sono arrivati nuovi chiarimenti in merito all’utilizzo del Johnson&Johnson, vaccino simile a quello anglo-svedese che, tuttavia, non è stato bloccato per i più giovani, ad eccezione che in alcune regioni. Esso potrà essere utilizzato anche al di sotto dei 60 anni (seppure quelli a mRNA siano preferibili) per quelle categorie hard to reach, in quanto monodose.
La seconda dose del vaccino AstraZeneca, in base a quanto riporta la circolare del Ministero della Salute, potrà essere effettuata «ferma restando la indicazione prioritaria di seconda dose con vaccino a mRNA, ispirata ad un principio di massima cautela rivolto a prevenire l’insorgenza di fenomeni VITT in soggetti a rischio basso di sviluppare patologia COVID-19 grave e a un principio di equità che richiede di assicurare a tutti i soggetti pari condizioni nel bilanciamento benefici/rischi» a coloro che, nonostante abbiano meno di 60 anni, «dopo aver ricevuto la prima dose di vaccino Vaxzevria, pur a fronte di documentata e accurata informazione fornita dal medico vaccinatore o dagli operatori del centro vaccinale sui rischi di VITT, rifiuti senza possibilità di convincimento, il crossing a vaccino a mRNA». L’opzione in questione, si legge ancora, risulta coerente e bilanciata dal beneficio derivante dall’annullamento del rischio connesso alla parziale protezione conferita dalla somministrazione di una singola dose di Vaxzevria».
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La circolare del Ministero della Salute, inoltre, ribadisce la possibilità per coloro che hanno meno di 60 anni di ricevere il monodose Johnson&Johnson, ad eccezione che nelle regioni (come Campania e Sicilia) in cui sussiste il divieto, seppure ad ogni modo sia consigliata la somministrazione di un vaccino a mRNA. Il Cts, si legge, «ha raccomandato il vaccino Janssen per soggetti di età superiore ai 60 anni, anche alla luce di quanto definito dalla Commissione tecnico scientifica di Aifa». Il siero, infatti, è simile ad AstraZeneca, per cui vale lo stesso principio di precauzione volto a evitare il seppur raro rischio di eventi trombotici causati da esso.
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Nonostante ciò, è stata inoltre prevista «la possibilità che si determinino specifiche situazioni in cui siano evidenti le condizioni di vantaggio della singola somministrazione, e che, in assenza di altre opzioni, il vaccino Janssen andrebbe preferenzialmente utilizzato, previo parere del Comitato etico territorialmente competente». In particolare esso può essere scelto in particolare occasioni «come ad esempio nel caso di campagne vaccinali specifiche per popolazioni non stanziali e/o caratterizzate da elevata mobilità lavorativa e, più in generale, per i cosiddetti gruppi di popolazione ‘hard to reach‘». In questi casi la somministrazione della seconda dose, «considerate le criticità relative alla logistica e alle tempistiche», potrebbe rivelarsi problematica, per cui «il rapporto benefico/rischio della somministrazione del vaccino Janssen in soggetti al di sotto dei 60 anni potrebbe risultare favorevole».
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