Il fratello 16enne di Saman Abbas, la ragazza d’origine pachistana scomparsa da quasi un mese e mezzo a Novellara, nella Bassa Reggiana, nell’incidente probabatorio di questa mattina, ha confermato: ad ucciderla è stato lo zio Danish Hasnain.
La testimonianza del minore è stata cristallizata, confermando quanto già aveva detto agli inquirenti sull’omicidio della sorella diciottenne. L’audizione protetta stamattina in tribunale davanti al gip a Reggio Emilia era cominciata alle 9.30 ed è durata poco più di due ore. Secondo quanto emerso dall’incidente probabatorio, durante l’audizione il 16enne avrebbe protetto i genitori nel rispondere alle domande. I genitori Shabbar Abbas e Nazia Shaheen sono accusati di omicidio premeditato in concorso nei confronti della figlia, latitanti e ricercati in Pakistan.
“È un’indagine delicatissima. Trattandosi di un minore, le esigenze di tutela massima vanno ben oltre la difesa tecnica. Capirete il mio silenzio assoluto”. Così l’avvocata Valeria Miari che stamattina ha assistito legalmente durante l’incidente probatorio il fratello sedicenne di Saman Abbas. Il minore stamattina ha ribadito quanto aveva già detto agli inquirenti, cioè che a uccidere la sorella è stato lo zio Danish Hasnain, 33enne, ricercato – lui in mezza Europa – insieme agli altri indagati: i genitori di Saman, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, fuggiti in Pakistan, e il cugino Nomanulhaq Nomanhulaq che pure si presume sia in Europa.
L’altro cugino indagato, Ikram Ijaz, unico arrestato della vicenda, ha assistito all’audizione di stamattina in videocollegamento dal carcere di Reggio Emilia dov’è detenuto dal 9 giugno quando è stato consegnato all’Italia dalle autorità francesi che lo avevano fermato il 28 maggio scorso mentre fuggiva verso la Spagna. Tutti e cinque gli indagati sono accusati di omicidio premeditato, occultamento di cadavere e sequestro di persona.
“Vuole tornare in Pakistan dai genitori? Non lo so. Ma deciderà il tutore affidatogli dalla Procura dei Minori”. Ha aggiunto l’avvocato Miari che ha risposto in merito alla volontà, riportata stamattina dalla Gazzetta di Reggio, secondo cui il minorenne vorrebbe rientrare in patria dalla madre e dal padre. Il ragazzo è ancora sotto protezione in una comunità e, stando a quanto riportato dal quotidiano locale nei giorni scorsi, avrebbe tentato di scappare.
“La posizione del mio assistito dopo l’incidente probatorio resta uguale”. Sono le parole l’avvocato Lalla Gherpelli che difende Danish Hasnain, ritenuto dagli inquirenti l’esecutore materiale del delitto di Saman Abbas. Se il fratello “ha confermato le accuse nei confronti dello zio? Sì, lo confermo”, ha aggiunto la legale. Gherpelli ha affermato anche di “non avere notizie del suo assistito” con il quale ancora non è riuscita a parlare. “È stata un’udienza non semplicissima – ha continuato l’avvocato – Il fratello di Saman era molto preparato e si è mostrato tranquillo. C’era la traduttrice interprete di lingua Urdu, ma parla e comprende bene l’italiano. Abbiamo fatto domande a lui direttamente. Ha risposto a tutto e nessun quesito è stato respinto dal gip” Luca Ramponi che lo ha interrogato insieme alla pm titolare dell’inchiesta per omicidio premeditato, Laura Galli e agli avvocati delle difese.
“Il nostro assistito ha confermato la volontà di rendere dichiarazioni spontanee al pm e lo faremo prima possibile”. Così hanno commentato al termine dell’incidente probatorio del fratello di Saman, Domenico Noris Bucchi e Luigi Scarcella, avvocati difensori di Ikram Ijaz, il cugino 28enne arrestato il 28 maggio scorso a Nimes, in Francia mentre tentava di raggiungere alcuni parenti a Barcellona, in Spagna. Il giovane ha assistito all’udienza di stamattina in videocollegamento dal carcere di Reggio Emilia. È l’unico dei cinque indagati per omicidio premeditato ad essere stato fermato nell’ambito della vicenda.
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Era stato ripreso il 29 aprile dalle telecamere di sorveglianza dell’azienda agricola dove viveva e lavorava la famiglia di Saman, mentre con lo zio Danish Hasnain e l’altro cugino Nomanhulaq Nomanhulaq si dirigevano verso i campi con pale, piede di porco e un secchio, presumibilmente per scavare la fossa in cui celare il corpo. Era il giorno prima del presunto delitto avvenuto nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio. Nell’interrogatorio di garanzia del 12 giugno scorso in tribunale a Reggio Emilia si è detto “estraneo alla vicenda”, ma ha espresso la volontà – ribadita oggi dai legali difensori – di collaborare con la magistratura.
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“Non ci sono stati colpi di scena. I miei assistiti? Non sono riuscito ancora a contattarli, ma il processo è tutto da fare e la loro posizione è difendibile”. Così l’avvocato Simone Servillo che difende i genitori di Saman Abbas, al termine dell’udienza di incidente probatorio a cui si è sottoposto il fratello sedicenne.
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