Prosegue il confronto tra Pd e M5s per consolidare quell’asse che, nelle intenzioni, è partito già ai tempi della segreteria Zingaretti. I due leader proseguono nonostante le difficoltà delle amministrative, ma ribadiscono: non ci sarà nessuna “fusione a freddo” dei due partiti. Una posizione che li unisce nella distanza.
Le amministrative non sono l’obiettivo del nuovo asse Pd – M5s, ormai bisogna puntare alle politiche, si diceva. Eppure, nonostante il forzato disinteresse per una prima prova del nove che rischia di fallire, lo sguardo delle due forze politiche va sempre lì, all’elezione dei nuovi sindaci nelle città cardine della penisola. Che l’alleanza sia un qualcosa di ancora fragilissimo ce lo ha dimostrato la vicenda intorno alla capitale, dove Pd e M5s – dopo veti incrociati – hanno optato per candidati separati e, al momento, avversari. Dopo questa prima scottatura, la strategia dei due partiti si è affinata: da un lato il ridimensionamento dell’importanza delle amministrative per la tenuta del nuovo asse, dall’altro il tentativo di portare avanti il progetto anche sul piano locale, ma senza obblighi.
Lo ha ribadito anche Giuseppe Conte, che si è recato a Napoli per sostenere il candidato Gaetano Manfredi: “Il M5s avrà una vocazione autonoma e una chiara identità. Ma in questa autonomia, se vogliamo realizzare il nostro progetto, non possiamo che coinvolgere altre forze politiche. A Napoli il dialogo sta dando frutto e ha generato un’importante proposta. Ma dove non è possibile non dobbiamo stracciarci le vesti, perché le fusioni a freddo calate dall’alto non funzionano“. Insomma, bene il candidato unico dell’alleanza, ma non a tutti i costi. Molto dipende – dice Conte – dalle condizioni di partenza. Un altro luogo fertile di possibilità, secondo l’ex premier, è la Calabria, dove “ci sono le condizioni per un Patto” sul modello di quello sottoscritto per Napoli. Ma al di là delle strategie, la barra di entrambe le forze politiche resterebbe dritta su un principio: “Non si fanno le alleanze in vitro, si fanno dove è possibile farle“, sottolinea un esponente di spicco del Pd riportato dall’Agi.
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Sulla questione si sarebbe espresso anche il segretario del Pd Enrico Letta, in Emilia Romagna per le primarie di Bologna: “Le primarie di Bologna sono delle belle primarie, sono importanti e dimostrano che siamo un partito e una coalizione che non ha paura del confronto. Io sono convintamente a supporto di Matteo Lepore, credo che abbiamo fatto la scelta giusta e spero che i cittadini di Bologna partecipino e facciano una scelta giusta e positiva“, dice il segretario del Pd che, nella stessa frase, incita un confronto aperto e fornisce un palese endorsement a uno dei candidati. A proposito dell’alleanza, nel Pd resta la convinzione di procedere “con attenzione e cautela“, posizione sostenuta soprattutto da Base Riformista.
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A ribadirlo è anche Andrea Marcucci, che spiega quanto sia “controproducente insistere sulle fusioni a freddo“. Intanto, però, il coordinatore nazionale di Base Riformista Alfieri ribadisce: “Ci sono le condizioni per lavorare a livello nazionale così da arrivare alle alleanze per il 2023, con cautela e gradualità, e con attenzione anche alla fase di evoluzione che sta vivendo il M5s con Giuseppe Conte. Ora però più che sugli schieramenti concentriamoci sul sostegno convinto ai nostri candidati“. Insomma, un po’ tutti, dal M5s al Pd, prendono tempo. Una tattica per riscaldare gli animi prima della fusione o per pensarci meglio?
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