La guerra civile in Etiopia ha messo in ginocchio il paese, a pagarne sono prima di tutto i bambini. Bergoglio lancia un appello durante l’Angelus di domenica scorsa.
Almeno 33.000 bambini in zone inaccessibili del Tigray, in Etiopia, sono gravemente malnutriti e, senza un aiuto immediato, sono in imminente pericolo di vita. Nell’ultimo mese, sono aumentati di quattro volte i ricoveri di minori in stato di malnutrizione acuta. E’ quanto si legge in un comunicato diffuso dall’Unicef.
La crisi di malnutrizione nel Tigray ha coinciso con danni estesi ai sistemi e ai servizi essenziali, da cui i bambini dipendono per la loro sopravvivenza. I team mobili per la salute e la nutrizione sono stati attaccati, le strutture sanitarie sono state saccheggiate o danneggiate e la capacità di fornire vaccinazioni si è bloccata. Molti operatori sanitari non sono tornati al lavoro e la distruzione delle infrastrutture idriche ha causato un’estrema scarsità di acqua potabile.
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La situazione potrebbe peggiorare ulteriormente, specialmente se non sarà possibile piantare i raccolti. C’è l’urgente bisogno di un sostegno finanziario e che le parti in conflitto garantiscano che gli attori umanitari, compreso l’Unicef, abbiano un accesso sicuro e senza ostacoli sul campo per evitare una carestia diffusa. I team mobili per la salute e la nutrizione hanno bisogno di accedere a 21 distretti, difficili da raggiungere, per assistere i bambini.
Della drammatica situazione ha parlato anche Papa Francesco durante la recita dell’Angelus di domenica scorsa. “Preghiamo insieme affinché cessino immediatamente le violenze, sia garantita a tutti l’assistenza alimentare e sanitaria, e si ripristini al più presto l’armonia sociale – ha detto Bergoglio -. A questo proposito, ringrazio tutti coloro che operano per alleviare le sofferenze della gente. Preghiamo la Madonna per queste intenzioni”.
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Nella regione dell’Etiopia, dopo mesi di braccio di ferro tra potere locale e quello nazionale, nell’autunno scorso si è arrivati allo scontro armato tra forze regionali ed esercito nazionale. Ha significato il venir meno dell’accesso ai servizi sociali di base. Ospedali e istituti scolastici risultano inagibili, sono stati distrutti dalle violenze, in molti casi presi di mira. E’ la popolazione civile a farne le spese, in primis i minori. I vescovi denunciano la grave situazione della popolazione.
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