Obiettivo isolare la Cina. Biden cerca alleati in occidente e non solo

Il Presidente degli Stati Uniti stringe le alleanze tra i paesi occidentali nel tentativo di limitare la Cina. Biden oggi a colloquio con Putin, cercherà anche di concordare con la Russia una tregua e trovare una temporanea alleanza per raggiungere l’obbiettivo comune. 

La chiamano la nuova “dottrina Biden“, ovvero convincere e motivare Europa e Alleanza Atlantica in un rilancio dell’occidente che isoli la Cina, primo nemico economico e non solo degli Stati Uniti. Nel G7 in Cornovaglia che si è tenuto in questi giorni, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha chiamato all’adunata i leader della Nato, compattandoli su un’idea di Alleanza delle democrazie in alternativa ai regimi autoritari, che come quello del Dragone “perseguono politiche coercitive e non condividono i valori democratici e il rispetto dei diritti“. La Cina è espressamente indicata come un forte rischio militare per la Nato.

Passa in secondo piano persino la minaccia russa. I colloqui tra Vladimir Putin e Joe Biden infatti avverranno domani a Ginevra. Se è vero che Biden ha attaccato duramente in passato il leader russo, è anche vero che se vuole limitare l’ascesa cinese, il presidente americano dovrà trovare in Putin un alleato quantomeno temporaneo per scongiurare una minaccia ancora più grande.

Gli Usa non cercano il conflitto con la Russia ma risponderanno se Mosca continuerà le sue attività ostili ha precisato il presidente aggiungendo che metterà in chiaro con Vladimir Putin che “possiamo collaborare se sceglie di farlo” su mutui interessi o “risponderemo a tono“. In particolare Biden, nella conferenza stampa dopo il vertice Nato a Bruxelles ha detto che Russia e Cina cercano di seminare zizzania nella solidarietà transatlantica e ha aggiunto: “Sarò chiaro con Putin sul fatto che ci sono aree in cui possiamo collaborare se sceglie di farlo” definendo il presidente russo Vladimir Putin “brillante e duro“.

LEGGI ANCHE: Attacchi contro centri di vaccinazione in Afghanistan: uccisi 4 operatori

Cosa allarma in particolare della Cina? Sicuramente l’aumento delle testate nucleari e dei missili intercontinentali cinesi, la corsa agli armamenti e la modernizzazione delle forze armate di Pechino. Senza dimenticare i cyber-attacchi sempre più frequenti, l’attività di disinformazione e l’utilizzo di tecnologie sofisticate, compresa l’intelligenza artificiale. La Cina non era fino a oggi mai stata citata, non solo come competitore, ma anche come avversario che mette a rischio la sicurezza mondiale. Nel vertice annuale Nato di ieri a Bruxelles, la Cina è finita per la prima volta nella lista dei “rischi” per la sicurezza.

Il presidente russo Vladimir Putin e il leader cinese Xi Jinping

La Cina, che solo 18 mesi fa veniva trattata come un dossier marginale (il tema era stato affrontato per la prima volta al vertice del 2019, in una cauta dichiarazione), irrompe quindi sulla ribalta come epicentro di “sfide sistemiche“. Perché Pechino si avvicina sempre più minacciosamente all’Occidente, anche attraverso la collaborazione militare con l’altra grande fonte di preoccupazione, Mosca, partecipando alle sue esercitazioni nell’area Euro-Atlantica. E questo l’Alleanza dell’era Biden non lo può permettere.

Intanto la Cina ha accusato la Nato di “creare scontri dopo l’accordo raggiunto dagli alleati occidentali su un’azione comune di contrasto alle politiche, spesso aggressive, di Pechino. Una nota dell’ambasciata cinese presso l’Unione europea ha sollecitato l’Alleanza Atlantica a “vedere razionalmente lo sviluppo della Cina, a smettere con l’esagerare le varie forme di ‘teoria della minaccia cinese’ e a non usare gli interessi legittimi e i diritti legali della Cina come scuse per manipolare la politica del gruppo”. 

LEGGI ANCHE: Covid, Regno Unito rimanda revoca restrizioni di 4 settimane

Da Mosca il consigliere presidenziale russo Yuri Ushakov fa sapere che è improbabile che si raggiungano accordi al prossimo vertice Russia-Usa a Ginevra. Ushakov ha aggiunto che guarda al vertice “con pratico ottimismo“. Ushakov ha notato che “gli americani tendono a ignorare gli accordi raggiunti sotto l’amministrazione precedente, soprattutto se questa amministrazione era dominata da un altro partito politico. La cosa più importante, e non è stato facile, è che l’agenda del vertice è stata concordata, abbiamo persino discusso in anticipo l’ordine delle questioni su cui i leader si concentreranno“, ha aggiunto. “Attualmente rimane solo una questione non concordata, riguarda i documenti finali e il documento finale del vertice. A questo proposito i nostri colleghi del ministero degli Esteri stanno tenendo dei negoziati“.

Gestione cookie