La marcia di Gerusalemme punta a celebrare la riunificazione israeliana dei due settori della città a seguito della Guerra dei Sei Giorni. La “marcia della Bandiere”, tuttavia, rischia di alimentare il clima di tensione con i palestinesi, placatosi solo da poco tempo. I palestinesi, infatti, hanno indetto una “Giornata di collera”, mentre Hamas minaccia attacchi da Gaza se solo si dovesse creare “una situazione di pericolo per la moschea al-Aqsa“.
In un territorio che ancora si lecca le ferite per gli ultimi scontri tra Israele e Gaza, la tensione torna a salire: a Gerusalemme i movimenti nazionalisti ebraici hanno indetto – ed iniziato – la cosiddetta “marcia delle Bandiere”, una marcia che punta a celebrare la riunificazione israeliana dei due settori della città a seguito della Guerra dei Sei Giorni (1967). Il clima è incandescente, sono 2.000 gli agenti che hanno bloccato il traffico ed eretto transenne. Lo scopo è anche impedire violenze con la popolazione palestinese di Gerusalemme. Ma si tratta di tentativi spesso insufficienti: dei primi scontri tra palestinesi e forze di sicurezza israeliane hanno già avuto luogo nei pressi della Porta di Damasco, stando a quanto riportato dal Jerusalem Post.
E la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente: l’evento avrà fine solo in serata davanti al Muro del Pianto e secondo gli organizzatori i partecipanti potranno arrivare ad essere circa 5mila. Per questo aumentano gli appelli da parte delle autorità. Tra questi, anche i tweet dell’inviato Onu per il Medio Oriente, Tor Wennesland, che scrive di “crescenti tensioni a Gerusalemme in un momento molto fragile e delicato dal punto di vista della sicurezza e politico, con le Nazioni Unite e l’Egitto attivamente impegnati a consolidare il cessate il fuoco” raggiunto il 21 maggio. L’appello è rivolto a tutte le parti, affinché “agiscano in modo responsabile ed evitino ogni provocazione che potrebbe portare a un nuovo scontro“. Inoltre, l’ambasciata Usa nella Città Santa ha già diffuso un avvertimento: a diplomatici e personale è vietato recarsi nell’area.
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Ad essere sotto osservazione è soprattutto la striscia di Gaza, dove già prima dell’inizio della manifestazione dimostranti palestinesi ed esercito israeliano sono stati protagonisti di uno scontro. Ancora una volta quel territorio si è trovato di fronte atti di violenza. In questo caso si è trattato di roghi nelle zone israeliane molto vicine alla Striscia. Secondo i vigili del fuoco i roghi sarebbero stati causati da palloni incendiari lanciati da Gaza. E anche qui, la situazione potrebbe degenerare: Hamas ha già minacciato di esser pronto a ricorrere al lancio di razzi qualora la situazione dovesse iniziare a sfuggire di mano. L’avviso è arrivato nella serata di ieri: la manifestazione ultra-nazionalista ebraica “è come esplosivo che causerà una nuova campagna per proteggere Gerusalemme e la moschea al-Aqsa“. Inoltre, Hamas ha esortato arabo-israeliani e palestinesi di Gerusalemme Est ad “affrontare” i partecipanti alla marcia.
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Dall’altro lato, il nuovo governo di Israele, guidato dal primo ministro Naftali Bennett, ha ottenuto la maggioranza solo due giorni fa: ora sarà lui a dover affrontare questa nuova ipotetica escalation di violenza. La situazione è estremamente delicata perché, dopo 12 anni di Netanyahu, sarà anche un’occasione per saggiare fin da subito l’orientamento del nuovo governo. E infatti, la manifestazione convocata dall’estrema destra nazionalista è già stata letta dai leader palestinesi come “una provocazione”. Sull’altro fronte, il capo di Stato maggiore israeliano, Aviv Kochavi, ha già fatto sapere: “La situazione nella sfera palestinese è volatile e siamo pronti per una ripresa dei combattimenti“.
Intanto, il ministro della Pubblica Sicurezza, il laburista Omer Barlev, ha affermato: “Ho l’impressione che la polizia sia ben preparata e che siano stati fatti grandi sforzi per mantenere il delicato tessuto della vita e della sicurezza pubblica. In una democrazia, è permesso ed è importante dimostrare all’interno dei confini della legge“. Di diverso avviso la Lista Unita araba che, rivolgendosi al neo-premier Naftali Bennett, ha evidenziato il rischio che “questo incidente riaccenda la regione e porti alla violenza e a una pericolosa escalation“. Insomma, a Gerusalemme la situazione sembra complicarsi sempre di più, e questa volta sotto stress c’è anche un governo nato da pochissimo, con una maggioranza molto fragile.
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