Viene esclusa dalla Polizia per un tatuaggio, lo toglie ma resta “inidonea”: lo stop alle visite mediche per un “arrossamento sul piede”. La 31enne non si dà per vinta: “Non mollo di certo qui, questo è sicuro”.
Protagonista dell’intricata vicenda è una donna di 31 anni, Karen Bergami, residente a Bologna e, come riportato da Il Resto del Carlino, con “un sogno nel cassetto: entrare in Polizia”. Un sogno che ha cercato – e sta cercando tuttora – in tutti i modi di realizzare. Questo perché, dopo aver superato l’iter concorsuale, i quiz, le cinque giornate di prova e ottenuto il conferimento del titolo della tesi, alla 31enne la porta per entrare in Polizia è ancora chiusa. A farla aspettare all’ingresso è un piccolo tatuaggio, una rosa rosa dei venti sul dorso del piede destro fatto all’età di 16 anni.
“Non mollo di certo qui, questo è sicuro”
“Su 80 candidati in graduatoria ero settima, la scuola mi scelse poi per il calendario benefico del 2020 come rappresentante delle donne della Polizia di Stato, mi hanno sempre definito un elemento eccellente e adesso il mio sogno rischia di essere stroncato“. Racconta così la sua vicenda ai giornalisti che l’hanno intervistata. Karen Bergami, con una laurea in giurisprudenza, un master in criminologia con una tesi sui Savi e sulla Uno Bianca, articoli di diritto e diversi libri scritti, non può ancora entrare in Polizia a causa di un piccolo tatuaggio fatto in adolescenza che, tuttavia, ha già provveduto a rimuovere.
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Nel 2019, dopo aver superato l’iter concorsuale, la donna viene infatti bloccata alle visite mediche: questo perché, sebbene la rosa dei venti non ci sia più, al suo posto rimarrebbe “un arrossamento del piede”. Elemento, questo, che appunto la renderebbe “non idonea al servizio” per tatuaggio “in zona non coperta dall’uniforme”. Ricorrendo al Tar ed entrando alla scuola con riserva, Karen spiega come “a settembre ricevetti il giudizio di idoneità ai servizi di Polizia per poi accedere al secondo anno di corso”, tanto da ricevere la fascia azzurra (conferimento di pubblica funzione di comando).
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Ad ottobre 2020, però, l’ennesimo stop, con il ministero dell’Interno che ha infatti chiesto la sospensione della bolognese. “Avvisai i miei superiori, mi risposero di restare a scuola fino all’esecuzione dell’ordinanza”, spiega Karen al quotidiano. Per questo motivo, la 31enne “ha continuato a frequentare il corso, a percepire lo stipendio, a sostenere tutti gli esami, con assegnazione del titolo della tesi”. Ma l’odissea non è ancora finita: il 13 marzo 2021 l’udienza pubblica viene discussa, il 18 la Polizia dimette il commissario Bergami con decreto, e l’8 giugno on sentenza il Consiglio di Stato accoglie la volontà del Viminale. La donna è stata nuovamente esclusa. Dcise, però, le intenzioni di Karen: “Non mollo di certo qui, questo è sicuro“. Insieme al suo legale, infatti, la donna sta valutando un eventuale ricorso in Cassazione o un appello alla Cedu.