Combinare due vaccini differenti aumenta la produzione di anticorpi? Ecco che cosa ne pensa Fabio Ciciliano del Cts
Intervistato da Il Corriere della Sera, Fabio Ciciliano del Cts (Comitato Tecnico Scientifico) si esprime sulla combinazione di due vaccini differenti. «La somministrazione eterologa di vaccini non è una novità nel panorama della profilassi delle malattie», ha detto Ciciliano. Essa «è stata già impiegata per l’influenza e l’epatite B» e «per l’immunizzazione da Covid-19, la combinazione è stata approvata ed è da tempo utilizzata con diverse modalità in Francia, Canada, Germania, Danimarca, Svezia, Norvegia e Regno Unito».
Ergo, prosegue Ciciliano, «diversi studi clinici internazionali hanno evidenziato la capacità dell’eterologa di indurre una adeguata produzione di anticorpi», pur se «c’è ovviamente molta attenzione nel monitorare le reazioni avverse».
Ciciliano precisa che «in via preliminare è stata registrata una maggiore efficacia nella produzione di anticorpi con dosi eterologhe inoculate con un intervallo di 9-12 settimane (AstraZeneca-Pfizer) rispetto al protocollo vaccinale ‘omologo’» Comunque, prosegue Ciciliano, «il rapporto rischio-beneficio si modifica in relazione alla circolazione del virus. Più ce n’è, maggiore è la probabilità di ammalarsi e di morire».
«Ad aprile-maggio», ha detto il medico, « il Sars-CoV-2 in Italia aveva una circolazione sostenuta, circa 500 positivi ogni 100 mila abitanti al mese. Con la vaccinazione si evitavano 8 vittime su 100 mila. Oggi, anche grazie all’accelerazione della campagna di profilassi, siamo scesi a poche decine di positivi ogni 100 mila persone.
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Mentre il numero di morti prevenibili si è clamorosamente ridotto a circa 1 caso su 100 mila. Per gli under 60 il rapporto rischio-beneficio si è dunque ribaltato. Ecco perché sono stati raccomandati vaccini diversi, estranei alle trombosi, il cui rischio di insorgenza con vaccini disegnati con la stessa piattaforma di AstraZeneca è circa 1 caso su 100 mila».