Berlusconi e la sua riforma fiscale: flat tax rinviata al governo di centrodestra

Silvio Berlusconi torna a dire la sua a proposito di riforma fiscale, tasse e progetti di governo: in una lettera al Giornale espone le sue proposte parlando di una manovra che tolga ogni imposta per chi guadagna meno di mille euro al mese, tre aliquote per tutti gli altri e tetto fiscale in Costituzione. E la flat tax tanto supportata da Salvini? Resta l’obiettivo finale, ma sarà raggiunto nella prossima maggioranza. 

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Silvio Berlusconi torna a parlare di progetti, obiettivi di governo e riforme. Per farlo, rispolvera uno dei suoi cavalli di battaglia: la riforma fiscale. Il tempismo non è casuale: i partiti di maggioranza hanno già presentato le loro proposte alle Commissioni Finanze, proposte sulle quali sarà necessario trovare un accordo in grado di conciliare posizioni diversissime. Da un lato il segretario Pd Enrico Letta che propone una tassa di successione, dall’altro il no secco di Silvio Berlusconi, che ora illustra la sua proposta di riforma fiscale in una lettera al Giornale, sottolineando: “Promuovere la riforma fiscale è anche uno degli obbiettivi con i quali partecipiamo al governo Draghi. Non possiamo naturalmente attenderci l’applicazione delle stesse politiche che metteremmo in atto se governassimo o da soli o con i nostri alleati naturali“.

Flat tax sì, ma dopo

Insomma, il Cavaliere è ben consapevole della necessità di trovare una posizione di compromesso con il Pd. Ma non è solo al Pd che si rivolge. L’altro interlocutore è Matteo Salvini. Al leader del Carroccio dice: l’obiettivo finale resta la flat tax, e “la realizzerà il futuro governo di centrodestra, ma fin d’ora è indispensabile un robusto taglio delle imposte. Per questo Forza Italia ha elaborato, attraverso i suoi dipartimenti, una proposta di riforma fiscale realisticamente praticabile con il governo di emergenza e la maggioranza di unità nazionale”. Berlusconi, in questo modo, si rivolge al suo elettorato e contemporaneamente lancia un appello all’alleato: bisogna tenere gli obiettivi finali bene in mente, ma non bisogna avere fretta, perché è necessario scendere a patti con la realtà per realizzare almeno gli obiettivi indispensabili. Che sono, rispolverando il grande classico berlusconiano, il taglio delle tasse.

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Le proposte di Forza Italia

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Partendo da questo presupposto, Berlusconi propone allora una “no tax area per i primi 12.000 euro di reddito e solo tre aliquote, molto più basse (non oltre il 23%) per i successivi scaglioni di reddito, che abbiamo rivisto e razionalizzato. Senza entrare in tecnicismi, chi guadagna meno di mille euro al mese non pagherà alcuna tassa, i redditi medio bassi sopra quella cifra avranno con la nostra riforma dai 100 ai 400 euro mensili di maggiore reddito disponibile”. Ovviamente, il leader di Forza Italia non poteva non ribadire anche il “no assoluto a qualsiasi forma di patrimoniale o di tassa di successione (significherebbe tassare due volte un capitale già sottoposto a tassazione nel momento in cui è stato costituito), la richiesta di un ‘anno bianco fiscale’ con il blocco delle cartelle esattoriali fino al 31 dicembre 2021 e di misure per chiudere il contenzioso pregresso senza soffocare cittadini e imprese in difficoltà (‘pace fiscale’). Infine, per eliminare una volta per tutte la tentazione del governo di turno di usare la leva delle tasse in modo eccessivo, chiediamo di introdurre in Costituzione, così da non poterlo più mutare, un tetto massimo alla imposizione fiscale”.

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Una battaglia anche identitaria

All’interno di questo quadro, l’obiettivo di Berlusconi è certamente quello di mettere la sua firma su una riforma a lui cara, quella fiscale, ma anche quello di ribadire quale sia esattamente il contributo di Forza Italia all’attuale esecutivo. Insomma, uno sguardo all’economia e uno sguardo all’elettorato. In questo modo la riforma fiscale diventa una vera e propria battaglia identitaria, e Berlusconi non lo nasconde: “È una battaglia importante per il Paese che sottolinea ancora una volta la funzione essenziale di Forza Italia, unico movimento politico che sia coerente espressione dei principi liberali, cristiani, europeisti, garantisti. Per questo, a fianco del lavoro che stanno svolgendo i nostri vertici nazionali e i nostri rappresentanti al governo, abbiamo mobilitato i nostri quadri e i nostri militanti in tutte le province italiane fin da questa domenica per spiegare e far conoscere le nostre proposte”. Una riaffermazione di identità che suona ambigua, in un momento in cui altri esponenti di Forza Italia tornano a parlare di partito unico del centrodestra.

Mentre Tajani parla di partito unico

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Il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani risponde a chi gli ha chiesto la sua opinione sulla federazione di centrodestra: “Noi stiamo esaminando tutte le proposte ma il mio sogno è di avere entro le elezioni del 2023 un’unica grande forza del centro-destra, un grande partito conservatore liberale riformista e garantista allargato a tutti gli uomini e le donne di buona volontà che vogliano creare un’alternativa in questo paese. Noi vogliamo quasi andare oltre la federazione pensando ad un partito unico. Ne discuteremo“. Una posizione che, tra l’altro, potrebbe essere affine a quella di Silvio Berlusconi, da subito aperto all’ipotesi della federazione.

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Tra identità e fusione

Come conciliare questa riaffermazione identitaria con l’ipotesi di un partito unico? E’ ancora difficile capirlo fino in fondo. Per ora sappiamo che il grande punto interrogativo si poggia su Fratelli d’Italia, a proposito del quale Tajani però afferma: “Partito Unico significa una grande forza che vada da Fratelli d’Italia fino a chi nell’aria riformista non vuole essere sottomesso alla politica della sinistra. L’appello è ad allargare i nostri confini“. Non è strano pensare, ad ogni modo, che la porta resti aperta proprio grazie alla convinzione che nessuno entrerà. A confermarlo sembra essere la risposta del capogruppo di Fdi alla Camera Francesco Lollobrigida, intervistato dall’Ansa: “Tutte le idee hanno il nostro grande rispetto e si può discutere di tutto, ma le esperienze del passato non sono state particolarmente positive, tanto che lasciammo il Popolo delle Libertà per formare FdI e lo stesso Tajani contribuì a far rinascere FI. Al momento, anche vista la diversa collocazione dei partiti di centrodestra a livello nazionale, credo che un’ipotesi di questo genere riguardi i partiti che sostengono la maggioranza“.

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