Nuovo picco di casi collegati alla variante “indiana” che preoccupa Londra: Johnson pensa di rinviare le riaperture di un mese.
Secondo il quotidiano Guardian – che cita fonti governative – l’allentamento delle misure anti Covid in Gran Bretagna potrebbe essere posticipato di due o addirittura quattro settimane a causa di un aumento dei contagi. Il 90% dei nuovi casi che preoccupano il governo inglese sarebbe provocato dalla variante «indiana»: una preoccupazione reale, tale da indurre i responsabili sanitari britannici ad immaginare un mese di distanziamento sociale e di controlli in più. Il Regno Unito pensa infatti a rinviare la riapertura, che era prevista per il 21 giugno.
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La notizia arriva mentre i casi di contagio da coronavirus in Inghilterra stanno aumentando. E lo stanno facendo ad un ritmo più veloce di quest’inverno, riporta ancora il giornale britannico. In vista dell’annuncio che il primo ministro dovrebbe fare lunedì, tra oggi e domani è stato fissato un incontro tra Boris Johnson e tre alti ministri: il cancelliere, Rishi Sunak; il ministro dell’Ufficio di Gabinetto Michael Gove; e il segretario alla salute, Matt Hancock. Sebbene non sia stata presa alcuna decisione definitiva, è probabile che un ritardo «da due a quattro settimane» sarà necessario, mentre gli scienziati parlano già di nuovo «picco».
I nuovi contagi giornalieri sono attualmente in aumento, dal 3% al 6% in tutta l’Inghilterra, con punte dell’8%. Questo almeno secondo i dati pubblicati venerdì: numeri che, se confermati, andrebbero ad indicare un tasso di crescita che non si vedeva da quando i casi hanno iniziato a salire alla fine dello scorso anno. L’ondata è alimentata focolai nel nord-ovest dell’isola, dove il tasso di crescita giornaliero ha raggiunto l’8%. Preoccupa anche la situazione di Londra e dell’est dell’Inghilterra, dove l’epidemia sta crescendo tra il 2% e il 6%.
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Alla luce di queste cifre, la British Medical Association ha esortato il governo a ritardare il previsto allentamento delle restrizioni «La migliore protezione dai vaccini si ottiene solo a circa due settimane dopo la seconda dose, in particolare con la variante Delta, e non avremo abbastanza della popolazione adeguatamente protetta entro il 21 giugno», ha affermato il presidente del consiglio della BMA, Il dottor Chaand Nagpaul. A preoccupare è la variante «indiana», recentemente ribattezzata «Delta».Più del 90 per cento dei nuovi casi di coronavirus riscontrati in Gran Bretagna appartengono infatti a questa mutazione del virus. Il ritardo nelle riaperture dovrebbe far guadagnare tempo per misurare l’impatto delle infezioni sui ricoveri e somministrare la seconda dose di vaccino: come indicato a fine maggio, infatti, la variante “indiana” si diffonde con particolare intensità tra non vaccinati e vaccinati con una sola dose. Come riportato in un recente studio della Public Health England, infatti, i vaccini di Pfizer- BioNTech e AstraZeneca contro il Covid-19 sono «molto efficaci» contro la malattia sintomatica causata dalla variante indiana, ma solo dopo la somministrazione della seconda dose. Un’unica dose di entrambi i prodotti fornisce invece una protezione piuttosto limitata: solo del 33% contro la variante indiana rispetto al 50% di efficacia contro la variante inglese. Con l’inoculazione di entrambe le dosi, invece, il livello di protezione è elevato e simile di fronte a entrambe le mutazioni.
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