Il vertice G7 in Cornovaglia previsto per oggi detta la linea non solo sulla gestione dei vaccini, ma anche su un nuovo fronte unitario tra Ue e Usa per fronteggiare la Cina. Prevista la richiesta all’Organizzazione Mondiale della Sanità di condurre una nuova indagine sull’origine della pandemia.
“E’ della più grande importanza sapere quali siano state le origini del Covid 19, per trarre le lezioni e sviluppare i giusti strumenti per garantire che questo non accada più. Per questo occorre che chi conduce l’inchiesta abbia pieno accesso alle informazioni e ai luoghi“, commenta la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, in vista della riunione del G7, rispondendo ad una domanda. Il G7 si apre così con una serie di annunci estremamente attesi. Primo tra tutti, la promessa di distribuire un miliardo di dosi di vaccini anti-Covid ai Paesi più poveri, stando a quanto annunciato dal governo britannico. Lo scopo è sempre lo stesso: porre fine alla pandemia nel 2022. Gli Usa, per parte loro, sembrano aver abbandonato la proposta di una sospensione dei brevetti, preferendo la promessa di fornire 500 milioni di vaccini sul totale un miliardo dell’intero G7.
Richiesta una nuova indagine sull’origine del virus
Ma tutto questo non è sufficiente e, come anticipato da Von der Leyen, resta l’esigenza di comprendere l’origine del virus. Proprio per questo i leader del G7 chiederanno all’Oms di condurre una nuova indagine sulle origini del Covid, con lo scopo di stabilire definitivamente se si sia trattato di un’origine pienamente naturale o di una fuga da laboratorio. A confermarlo è direttamente la bozza bozza del comunicato finale di cui l’agenzia Bloomberg ha preso visione. Una richiesta cara in primis al presidente Usa Joe Biden, ma condivisa anche dai diversi leader Ue. “Pensiamo che occorra piena trasparenza per trarre le giuste lezioni e per questo sosteniamo tutti gli sforzi per fare chiarezza sulle origini del Covid 19. Il mondo ha il diritto di sapere cosa è successo“, ha ribadito il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel.
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Uno scontro anche politico
Il G7 potrebbe trasformarsi, potenzialmente, non solo in un modo per fronteggiare in maniera unitaria la pandemia, ma anche in un modo per rafforzare quell’asse Atlantico che il presidente cinese Xi Jinping dà già per deceduto. In Cornovaglia si incontreranno, infatti, Usa, Giappone, Germania, Regno Unito, Francia, Italia, Canada, ai quali in questa occasione si aggiungono India, Corea del Sud, Australia e Sudafrica. Una vetrina enorme per dire a tutto il mondo: le principali democrazie del mondo si uniscono, l’Occidente c’è ancora e può arginare lo strapotere della Cina. Ovviamente, una vetrina non corrisponde mai alla realtà. Basti pensare alla freddezza di Angela Merkel nei confronti di un fronte Atlantico ostile alla Cina. Ma a questo punto è ai segnali che bisogna prestare importanza: la richiesta di una nuova indagine sull’origine del laboratorio va inserita anche in un’ottica politica, oltre a quella sicuramente sanitaria.
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G7 e Cina: prendete le righe
La questione sembra assumere pian piano una dimensione fortemente geopolitica, gli schieramenti si dispongono in ordine e la tensione si alza. Poco tempo fa il segretario generale della Nato Jeans Stoltenberg ha lanciato un altro indizio significativo, affermando: “L’ordine fondato sulle regole, la base del multilateralismo, è minacciato. Russia e Cina ultimamente intrattengono una collaborazione sempre più intensa, sia a livello politico che militare. Si tratta di una nuova dimensione e diuna seria sfida per la Nato. Ne derivano nuovi pericoli”. A tutto questo si aggiunga l’approvazione da parte della Cina di una nuova legge volta a contrastare le sanzioni imposte da altri Paesi. Tra le misure previste dalla legge, “il rifiuto del visto, il divieto di ingresso, l’espulsione e il sequestro e congelamento di beni di individui o imprese che aderiscano alle sanzioni straniere contro imprese o funzionari cinesi“. E così, il quadro si chiude. E non è un bel vedere.