Sono 48 le varianti che sono state individuate in Campania dall’ inizio della pandemia.
Da inizio pandemia, in Campania sono state individuate 48 varianti. Il dato è contenuto nello studio sul monitoraggio dei ceppi più aggressivi. Lo studio è stato condotto da Anna Maria Rachiglio, farmacologa dell’Istituto Pascale di Napoli, pubblicato sulla rivista scientifica “Journal of Translation Medicine”.
“Lo studio ha per la prima volta descritto la tipologia di varianti di Sars-Cov-2 in Campania rivelando la presenza di una notevole eterogeneità di ceppi virali fin dalla prima fase della pandemia. I dati sono relativi al sequenziamento del genoma del virus ottenuto da tamponi molecolari, raccolti nel periodo compreso tra marzo e aprile 2020, di individui residenti principalmente tra le province di Napoli e Caserta”. Così spiega la farmacologa Rachiglio. Per assicurare un’elevata efficienza del sistema di monitoraggio delle varianti, è stato messo a punto un protocollo di sequenziamento rapido del virus, che consente di avere la completa successione virale entro 24 ore dal tampone molecolare.
Un grande contributo arriva dalle apparecchiature altamente sofisticate, nei laboratori di Mercogliano (Avellino) del Pascale, diretti da Nicola Normanno. In particolare di un sequenziatore di ultima generazione ad elevata automazione, il Genexus, di cui il Pascale è stato uno dei primi centri in Europa a dotarsi. Il Genexus è un un sistema di Next Generation Sequencing. Tale sistema è completamente automatizzato e ad elevata processività in grado di sequenziare fino a 32 campioni in 24 ore. Come spiega Rachiglio “L’utilizzo di un sistema high-throughput ha infatti consentito di poter velocizzare notevolmente il sequenziamento rispetto alle procedure standard e di ottenere il genoma virale completo anche di campioni che presentavano un bassissimo numero di copie del virus“.
Individuate 48 varianti in Campania, lo studio del Pascale
Lo studio ha confrontato le sequenze ottenute e il genoma di riferimento Wuhan-Hu-1 e ha rilevato la presenza di 48 varianti nucleotidiche. La maggior parte di quelle osservate nelle regioni Orf1ab e Spike, di cui 12 mai rilevate prima. In particolare, la maggior parte dei campioni provenienti dall’area di Napoli appartengono a 7 differenti cluster. Questo è un dato coerente con quanto ci si aspetta possa accadere in zone ad elevata densità abitativa. I risultati ottenuti sono il frutto della collaborazione tra Pascale, Università Federico II e l’Istituto Superiore di Sanità, grazie ad un finanziamento della Regione Campania.
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Al progetto fortemente voluto dal direttore scientifico dell’Istituto dei tumori di Napoli, Gerardo Botti, hanno partecipato altri scienziati. Ernesta Cavalcanti, Luca De Sabato, Cristin Roma, Michele Cennamo, Mariano Fiorenza, Daniela Terracciano, Raffaella Pasquale, Francesca Bergantino, Gabriele Vaccari, Giuseppe Portella, Nicola Normanno. Continua intanto l’attività di monitoraggio delle varianti presso il Pascale, che sta coordinando uno studio per la caratterizzazione dei ceppi virali causa di infezione in pazienti oncologici ed operatori sanitari.
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“La ricerca – dice il direttore generale del polo oncologico partenopeo Attilio Bianchi – ha oramai superato approcci divisivi, per assumere sempre più un preciso significato sistemico. Il Covid ha funzionato da catalizzatore, enfatizzando in maniera decisiva e definitiva l’osmosi tra le conoscenze. Complimenti al gruppo di lavoro che ha prodotto questa ricerca e a tutti quelli che ogni giorno ci aiutano a cercare nuove strade“.