La restituzione del vitalizio all’ex senatore Roberto Formigoni ha fatto indignare non poche persone, a partire da alcuni esponenti politici.
Le legge ha restituito il vitalizio a Roberto Formigoni. L’ex senatore condannato a 5 anni e 10 mesi di carcere per corruzione nell’ambito della vicenda sulle tangenti intorno alla clinica Maugeri ha ottenuto il via libera dalla Senato. Ora può riavere il vitalizio – o la pensione, che dir si voglia – che era stato sospeso a luglio 2019. Come è possibile immaginare, la questione ha creato non poche questioni all’interno del dibattito pubblico, dalla politica alle opinioni dei cittadini.
Le parole di Formigoni
Molti si sono indignati per la decisione passata in Aula. Eppure il diretto interessato continua a difendere i suoi diritti: “Ci sono due sentenze che stabiliscono che devo avere la mia pensione. Soldi che io ho versato e che non tolgo ai cittadini italiani”, ha detto Formigoni durante il suo intervento a Non è l’Arena su La7. E ha precisato che “la magistratura del Senato, in regime di autodichia (prerogativa di alcuni organi costituzionali di giudicare sulle controversie relative allo stato giuridico ed economico dei loro dipendenti, ndr) ha emesso due sentenze che devono essere rispettate. Ha detto che quella che riceverò è una pensione. Mi è stato sequestrato dalla Corte dei Conti il vitalizio della Regione, ma non ha potuto intervenire su quella del Senato perché è una pensione”.
L’ex presidente della Regione Lombardia ha inoltre specificato che non si tratta di soldi che riceverà dai contributi dei cittadini, ma di quanto da lui versato durante i suoi anni di lavoro. “Si tratta di 2mila, 2.200 euro al mese. Lo vedremo appena arriva, non certo di 7 mila come è stato detto. È la pensione che io ho messo via mese dopo mese versando i contributi ogni anno. Ho fatto ricorso perché era leso il mio diritto a non morire di fame”, ha concluso Formigoni di fronte al conduttore Massimo Giletti.
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Lo scontro tra i diritti previsti dalla legge italiana e l’opportunità politica
Ora, a parte l’esagerazione dell’ex senatore nell’usare l’espressione “morire di fame” riferendosi a se stesso, torna a riproporsi la questione dello scontro tra i diritti previsti dalla legge italiana e l’opportunità politica. La restituzione del vitalizio a Formigoni è stata una decisione presa dal consiglio di garanzia del Senato, mentre la Corte dei Conti ha sequestrato il vitalizio che l’ex presidente lombardo prendeva dalla Regione. Entrambe le decisioni sono state prese con il totale rispetto della legge italiana.
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Eppure il dibattito sulla questione è ancora accesissimo, lo dimostrano – per esempio – i toni alti raggiunti durante la trasmissione televisiva condotta da Giletti. E la politica, come spesso accade, decide di cavalcare l’onda del malcontento, approfittando delle reazioni istintive e “di pancia” dei cittadini, piuttosto che dare una spiegazione critica e razionale di quanto accaduto nel caso di Formigoni. E, una volta appurato che la legge può essere eventualmente migliorata, magari – prima o poi – fare qualcosa di concreto per cambiarla.