Fa difficoltà a prendere il via il progetto di una federazione di centrodestra avanzato da Matteo Salvini, probabilmente sostenuto da Silvio Berlusconi ma osteggiato da diversi esponenti di spicco di Forza Italia (oltre che dai partiti minori come Cambiamo e Noi con l’Italia. Per non parlare, poi, della posizione di Giorgia Meloni, estromessa dal progetto e comunque scettica nei confronti delle “fusioni a freddo”. A che punto è, allora, la tenuta del centrodestra?
E’ bastata la proposta di maggiore unità nel centrodestra, e soprattutto nel centrodestra di governo, per sparigliare le carte e mostrare fratture già presenti da tempo all’interno della coalizione. Matteo Salvini avrebbe proposto la creazione di una federazione di centrodestra, un progetto per unire i gruppi parlamentari che potrebbe trovare una sua applicazione anche in Italia. L’idea è di riunire in un unico gruppo parlamentare le diverse forze di centrodestra di governo, una prospettiva che però non convince tutti, anzi. Tanto che Salvini, stando a quanto riportato da Repubblica, avrebbe dovuto presentare il progetto anche durante il faccia a faccia di un’ora e mezza avuto con Mario Draghi. L’argomento, invece, non è stato toccato, per lasciare spazio a un confronto su riforme di fisco e giustizia e ripresa economica. Come ribadito da Salvini all’uscita dall’incontro: “Con Draghi discuto di Italia non di partiti“.
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Eppure, è evidente che qualcosa si stia muovendo, e ogni partito sta attento a muovere bene i propri passi. Da Forza Italia emergono alcune voci fortemente scettiche, tra cui quelle della ministra per il Sud Mara Carfagna e quella della collega Mariastella Gelmini. Secondo i giornali ieri nella chat dei deputati di Forza Italia il capogruppo Roberto Occhiuto ha scritto: “Vi rassicuro che non è all’ordine del giorno alcuna decisione in merito all’eventuale federazione con la Lega. Tutto verrà discusso e approfondito nelle sedi opportune, nel partito e nei gruppi parlamentari“. Il gelo arriverebbe anche dai leader di Cambiamo e Noi con l’Italia: Giovanni Toti e Maurizio Lupi si dicono favorevoli a un maggiore coordinamento ma chiedono che la Lega entri nel Ppe, assumendo un volto più moderato.
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A sorpresa, invece, una maggiore apertura arriverebbe proprio da Silvio Berlusconi. Stando a quanto riportato dall’Agi, chi ha parlato con il Cavaliere fa ora notare: “Berlusconi non può certamente concludere la sua storia con un partito sotto le due cifre. L’idea della federazione è la sua, non è possibile che ognuno guardi al proprio orticello. Berlusconi presidente della federazione avrebbe molto più peso dello stesso Salvini“. Eppure, se Berlusconi ci vede un’occasione per rafforzare la propria posizione, alcuni forzisti ci vedono il tentativo di Salvini di fagocitare parte di Forza Italia. Inoltre, una manovra di questo tipo rimette in discussione anche una larga quantità di ruoli: alcuni partiti dovrebbero rinunciare ai segretari d’Aula, e potrebbero essere ridiscussi i vicepresidenti delle Commissioni. Non a caso, il progetto lascerebbe qualche perplessità anche all’interno della Lega. Stando a quanto riportato dall’Agi, diversi dirigenti leghisti avrebbero confessato: “Non possiamo dire cosa pensiamo della proposta perché non ne sappiamo nulla. Ci aspetteremmo che una tale operazione politica passi quantomeno da un congresso, come fu per la svolta nazionalista e la cancellazione di Nord dal nome“.
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A tutto questo si aggiunge un ulteriore problema. Se da un lato Salvini cerca di federare i partiti a livello nazionale e addirittura europeo, dall’altro la distanza tra i diversi partiti di centrodestra appare sempre più evidente dalla mancata intesa alle amministrative. E i due piani, anzi, si condizionano negativamente a vicenda. La riunione tra Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani è infatti congelata, così come i dossier Roma e Milano. La situazione dovrebbe migliorare mercoledì al vertice del centrodestra di governo, al seguito del quale potrebbe esserci l’individuazione dei candidati alle amministrative, con una riunione allargata anche a Giorgia Meloni. Intanto da Fratelli d’Italia spiegano: Enrico Michetti è il candidato sindaco a Roma sostenuto da Fdi, ma è un candidato civico, non politico. E’ sbagliato intestarlo a Meloni. Basterà a far abbassare l’ascia di guerra a Fi e Lega?
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