Terremoto giudiziario a Molfetta: appalti su piazze, scuole, teatri e molto altro in cambio di tangenti e favori. 34 persone nel registro degli indagati, 16 agli arresti. Tra loro anche un ex-assessore, una consigliera e un funzionario del comune.
A Molfetta sedici persone sono state arrestate con l’accusa di corruzione. I provvedimenti sono stati eseguiti dalla Guardia di Finanza nelle province di Bari, Barletta-Andria-Trani e Foggia. I destinatari dell’ordinanza sono, complessivamente, sedici, di cui dieci sottoposti alla custodia cautelare in carcere e sei alla misura degli arresti domiciliari. Tra loro anche l’ex-assessore ai lavori pubblici della cittadina, una consigliera comunale (nel frattempo dimessasi dalla carica) e un funzionario del Comune di Molfetta (tutti sottoposti alla custodia cautelare in carcere) nonché diversi imprenditori, indagati per molteplici ipotesi di corruzione oltre ad altre tipologie di reato.
Il provvedimento costituisce l’epilogo di una indagine attraverso l’esecuzione di appostamenti, pedinamenti e intercettazioni telefoniche ed ambientali. L’inchiesta ha messo in luce un sistema basato su accordi corruttivi tramite i quali svariati appalti pubblici del Comune di Molfetta venivano affidati da pubblici ufficiali “compiacenti”, a una cerchia ristretta di imprenditori, in cambio di denaro e altre utilità (smartphone, computer, favori).
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Numerosi gli appalti finiti sotto la lente degli investigatori: i lavori di riqualificazione delle strade (asfalti e basolati), di piazza Immacolata e piazza Aldo Moro, la messa in sicurezza delle ciminiere dell’ex-cementificio, la progettazione del nuovo teatro comunale, la ricostruzione della scuola per l’infanzia “Gianni Rodari”, i lavori di riqualificazione della biblioteca comunale e della Cittadella degli Artisti, la realizzazione del nuovo stadio di atletica leggera. Emersa anche modalità relative al pagamento delle tangenti, documentate con operazioni di intercettazioni ambientali audio-video: l’imprenditore di turno, una volta salito a bordo dell’autovettura del funzionario arrestato, senza proferire parola, lasciava la busta con i soldi all’interno del vano portaoggetti o nelle mani del medesimo. Singolare il fatto che le condotte siano state poste in essere anche durante il primo lockdown nazionale. Sono state iscritte nel registro degli indagati complessivamente trentaquattro persone. E’ stato possibile iscrivere anche sette persone giuridiche, affidatarie degli appalti, in quanto prive di un modello di organizzazione idoneo a prevenire la commissione di reati, così come richiesto dal decreto legislativo numero 231/2001.