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Politica

Giuseppe Conte sul futuro del M5s: “Non sarò un uomo solo al comando”

Giuseppe Conte, all’alba della separazione con Davide Casaleggio, delinea la sua idea di M5s in un’intervista al Corriere della Sera. E specifica: “Partiremo dai valori fondativi come trasparenza, partecipazione, condivisione e saremo ancora più innovativi sulla lotta alle diseguaglianze sociali, l’attenzione ai bisogni delle famiglie e delle imprese”. Su Draghi sottolinea: alcune decisioni disorientano ma il governo ha il nostro leale sostegno. 

MeteoWeek.com (da Getty Images)

E’ un Giuseppe Conte pacato nei toni ma deciso a non indietreggiare, quello che appare nell’intervista del Corriere della Sera. L’ex premier parla di futuro del Movimento 5 stelle, all’alba della separazione con Davide Casaleggio: la trattativa ha portato alla rottura definitiva con il figlio del fondatore dietro pagamento di più di 200mila euro, finalizzati a chiudere il tavolo della discordia e ottenere la lista degli iscritti. “Le nostre strade si sono divise, ma io e tutto il Movimento abbiamo grande rispetto per Casaleggio, padre e figlio. Bisogna avere rispetto per la propria storia, non ci può essere futuro senza radici”, dice Conte con accenti democristiani. E mentre emerge il dubbio di un Movimento alternativo fondato da Casaleggio, Conte raccoglie i cocci di una forza politica profondamente mutata. Anche l’ultimo baluardo, il giustizialismo, sembra esser stato seppellito dalla lettera di scuse di Luigi Di Maio. E ora? “Partiremo dai valori fondativi come trasparenza, partecipazione, condivisione e saremo ancora più innovativi sulla lotta alle diseguaglianze sociali, l’attenzione ai bisogni delle famiglie e delle imprese. Sulla base di questi principi costruiremo una struttura leggera, ma efficiente, con un linguaggio e un metodo di lavoro rinnovati”, spiega Conte.

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Conte e il volto del nuovo M5s

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Un leader eletto democraticamente e chiamato a operare la sintesi in modo da orientare la rotta e tenere la barra dritta. Non avremo un uomo solo al comando, ma nuove figure e ruoli con numerosi organi che si occuperanno di rapporti col territorio, rapporti internazionali, iniziative legislative, scuola di formazione”. Una task force o un partito, propriamente detto? Al momento la definizione sembra fumosa, si parla di figure non ben definite, ma l’indirizzo sembra chiaro: ancorare il M5s a un orizzonte territoriale e internazionale. Di fatto, renderlo un vero e proprio partito, suggellando in tal modo la mutazione definitiva dell'(ex) Movimento (a prescindere dai nomi che assumerà questa forma politica).

D’altronde, non poteva che andare in questo modo: il M5s ha potuto godere fino ad ora di un privilegio, della capacità di crescere in maniera spropositata saltando il banco di prova della politica locale, che è anche la stessa che – però – impedisce un totale tracollo. “Dopo che i tecnici avranno verificato i dati degli iscritti annunceremo le tappe, lanceremo il cronoprogramma e anche la manifestazione a cui stiamo lavorando. Ho assunto con grande entusiasmo l’impegno a elaborare il nuovo progetto e portare il nuovo statuto, che sarà votato prima delle cariche elettive. Il leader sarà eletto dagli iscritti. Li consulteremo ancor più di prima, attraverso una piattaforma telematica che rimarrà lo strumento principale”, rassicura Giuseppe Conte. Ovviamente, questa nuova struttura manterrà i punti cardine di ciò che l’ha generata: “Sarà ben chiara la figura del garante e questa figura non può non essere Grillo, presenza insostituibile”.

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Il M5s nel presente

Tutto questo, però, deve avvenire mentre il M5s agisce e partecipa alla vita di governo, cerca compromessi, stringe alleanze (con il Pd), e – di fatto – deve creare una nuova identità politica nello stesso momento in cui si trova in un governo alla “tutti dentro”. Per questo Conte tiene un piede fuori e un piede dentro, seguendo l’insegnamento di Letta e Salvini (seppur con toni eterogenei). Da un lato si giura massima fedeltà a Draghi, dall’altro si ribadisce che non si è totalmente d’accordo con la linea di governo. Insomma, gli errori vengono scaricati sugli altri. “Alcune decisioni hanno scontentato i cittadini e suscitato perplessità. Ma noi che abbiamo lavorato per la tenuta del Paese durante le fasi più acute della pandemia vogliamo essere protagonisti anche della ripartenza. Lo saremo in modo leale e costruttivo senza rinunciare ai nostri valori e alle nostre battaglie“.

Il M5s tra vecchi e nuovi amici

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Come se non bastasse, il Movimento dovrà anche affrontare il “separatismo” di diversi importanti pezzi del vecchio M5s. Si parla di Di Battista, Lezzi, Morra, Trenta, ora anche Casaleggio. “L’appoggio a Draghi è stato una scelta difficile e io ho rispetto per chi si è allontanato. Ma non potevamo volgere le spalle alla sofferenza degli italiani, quella scelta andava compiuta e io ho subito posto le condizioni perché partisse il nuovo governo e si completassero campagna vaccinale e Pnrr. Di Battista è un ragazzo leale e appassionato, adesso è in partenza per l’America Latina ma quando tornerà ci confronteremo e valuteremo le ragioni per camminare ancora insieme”, commenta Conte, quasi a voler suggerire senza rancore: è stato un momento difficile, ma andava fatto, e se qualche abbandono è stato il prezzo da pagare, è stato giusto pagarlo.

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Un M5s così dimezzato, però, avrà necessariamente bisogno di nuovi alleati, oltre che di una nuova struttura interna. Soprattutto in vista del forte calo nei sondaggi e in vista dell’imminente “minaccia” di un Contromovimento fondato dai delusi. Per questo volge lo sguardo all’alleanza con il Pd, che secondo molti stenta a partire ma che – stando alle parole dei rispettivi leader – è solo all’inizio: “Io non do affatto un giudizio negativo del dialogo che stiamo coltivando col Pd e le altre forze di sinistra, su alcuni territori abbiamo già trovato delle intese e continuiamo a lavorare per siglare accordi in altri Comuni. Come già a Napoli, stiamo lavorando insieme per costruire un solido patto anche per le Regionali calabresi. La direzione di marcia è chiara e la nostra identità sarà così forte che ci consentirà di dialogare anche con l’elettorato moderato“. Bene, così Conte risponde quasi a tutto, sul piano strategico. Ciò che manca non sono toni e strategie, ma un programma. A quali progetti politici verrà applicata la moderazione? Su questo, tutto tace.

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