Codogno, il cui nome rimarrà per sempre nella nostra memoria per quel 21 febbraio del 2020, quando venne ricoverato il primo paziente malato di Coronavirus, 38enne del lodigiano con polmonite grave. Da quel giorno in poi l’Italia venne travolta dal Covid-19. Oggi, la chiusura del reparto, l’ultimo paziente dimesso, la speranza che non debba accadere di nuovo.
L’area Covid è stata chiusa all’ospedale di Codogno, il luogo che vide il primo paziente malato di coronavirus in Italia. Proprio oggi, infatti, è stato dimesso, da questa sezione, l’ultimo paziente guarito dal virus. A darne notizia, insieme alla Asst di Lodi, Francesco Tursi, responsabile del servizio di Pneumologia e referente dell'”Area Gialla covid” del nosocomio della cittadina tra Lodi e Piacenza, impegnato per oltre 15 mesi nella lotta al terribile virus. “E’ un giorno che vivo con profonda emozione”, ha scritto Tursi.
L’emozione del Primario
“Sono stati – ha dichiarato Tursi – i mesi più intensi della mia vita e voi li avete resi memorabili nel mio cuore e nella mia mente”. Il camice bianco cita uno per uno i suoi compagni di viaggio. Prima di tutto gli infermieri “che si sono spesi senza risparmiarsi, mettendo a rischio anche la propria vita per il bene dei nostri concittadini. Nelle notti, quelle che apparivano insormontabili per alcuni pazienti, voi siete stati una sorta di faro, una luce accanto, potente e dolce. Siete stati per i giovani medici quel personale esperto che li ha rassicurati”. Tursi prosegue con gli Oss e gli ausiliari “per l’impegno e l’amore che hanno regalato ai nostri pazienti, coccolandoli e prendendosene cura come mai avevo visto in vita mia”. Il “capolavoro” di Battiato, la canzone ‘La Cura’, “giuro, sembra parlare di voi”, dice il primario. Il suo grazie anche alle “addette alle pulizie, perché la nostra area e le stanze dei pazienti sono sempre state splendenti e la gentilezza che hanno mostrato nei confronti di tutti è stata encomiabile”.
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E i fisioterapisti, perché “risalire dal tunnel del Covid è stato possibile” per i pazienti “grazie alla vostre sapienti mani e alla vostra conoscenza profonda del corpo, dei muscoli, delle ossa”. E ancora Tursi dice grazie a quelli che definisce i suoi “eroi del Covid, i giovani medici” che “sono stati instancabili ed indomabili, si sono spesi alacremente crescendo in maniera esponenziale”. Nelle sue parole un concentrato delle difficoltà vissute di giorno in giorno nella lunga fase dell’emergenza Covid, fra stanchezza e soddisfazioni. E’ stata data una risposta “a un uragano”, assicura Tursi, “con tenacia e senza mai mollare il colpo. L’intero territorio vi sarà riconoscente – conclude rivolgendosi alla squadra con cui ha lavorato – Davvero grazie”.