Emergono nuovi dettagli dai verbali degli addetti alla funivia Stresa-Mottarone:«Giri di prova con turisti a bordo»
Dai verbali di alcuni addetti alla funivia nell’ambito dell’inchiesta sulla tragedia del Mottarone emergono nuovi dettagli inquietanti. Come riporta Il Corriere della Sera, si tratta di irregolarità e anomalie nel gestire l’impianto. Pietro Tarizzo, operatore che controllò le funi lo scorso 23 maggio, giorno dell’incidente, ha raccontato che «quella mattina per la corsa di prova, non sono salito da solo ma con altre 12 persone, oltre al mio collega Zurigo“.
Di solito il “giro di prova“, che serve a testare l’impianto per accertarsi che tutto funzioni correttamente, si esegue solo con gli addetti ai lavori, ma questo non è accaduto quella mattina, «perché Nerini ci ha detto: il gruppo sale con voi». Tarizzo racconta ancora che quella mattina Nerini, proprietario delle Ferrovie del Mottarone, era all’impianto. «C’erano lui e la signora Patrizia, sono andato a verificare le funi tenditrici. Ho fatto un controllo visivo puntando una pila su tutti i trefoli. Non c’erano anomalie. Dopodiché siamo saliti con le 12 persone sul Mottarone».
«Tadini ordinava l’inserimento dei freni». Per gli investigatori è ormai quasi certo che a provocare la tragedia sia stato l’utilizzo dei forchettoni, che disattivavano i freni d’ emergenza. Quel che resta da chiarire è chi li inserisse e chi conoscesse la procedura.
La macchinista Stefania Bazzaro ha detto agli inquirenti che «era Tadini a ordinare l’applicazione dei ceppi sui freni d’ emergenza anche durante il regolare funzionamento dell’impianto. Quando gli ho chiesto se dovessi toglierli lui mi ha risposto di lasciarli dov’erano, che c’era un problema ai freni».
Secondo il vetturino Ahmed El Khattabi «è capitato di far viaggiare i passeggeri nella cabina con i ceppi. Per quanto ne so io succedeva quando l’addetto si dimenticava di toglierli. Ma è severamente vietato farle viaggiare così».
«Io li ho messi e tolti diverse volte », dice l’agente di stazione Fabrizio Coppi. «Ricordo di aver chiesto chiarimenti a Tadini, quando mi ordinò di non levarli. Disse: prima che si rompa una traente o una testa fusa ce ne vuole. All’inizio mi disse: stai tranquillo che tanto non succede niente. Il mese dopo fui costretto a calare 38 persone da una cabina bloccata».
Tarizzo chiosa infine: “Lo sapevamo tutti che non era normale viaggiare con i forchettoni montati… ma io temevo di perdere il lavoro se avessi detto no“.
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