Le dichiarazioni di Silvio Berlusconi si inseriscono all’interno del dibattito sulla patrimoniale rilanciato nel governo da Enrico Letta.
Né la patrimoniale, né la tassa di successione. Secondo Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia, nessuna delle due proposte rappresenta una valida soluzione alla crisi economica causata dalla pandemia. La sua ricetta è sempre la stessa: meno tasse per tutti (anche se negli anni in cui ha governato la pressione fiscale è salita). Lo ha sottolineato in un’intervista rilasciata a Il Giornale: “Se l’Italia esce dall’emergenza sanitaria grazie ai vaccini, non esce dall’emergenza economica se non ripartono occupazione e consumi e se le aziende non tornano a fare utili“, e “tutto questo non accadrà mai se il 60 per cento della ricchezza prodotta viene incamerata dallo Stato con le tasse“.
Il Cavaliere ha quindi avanzato le sue teorie. Per combattere la crisi, secondo Berlusconi, servirebbe una “no tax area fino a 12 mila euro di reddito, una tassazione al 15 per cento fino a 25 mila euro, al 23 per cento fino a 65 mila e al 33 per cento oltre i 65 mila”. Una tassazione progressiva dunque, che cresce in base al livello di ricchezza dei cittadini. Per quanto riguarda invece le misure che secondo il leader di Forza Italia non sarebbero giuste c’è ovviamente la tassa patrimoniale rilanciata recentemente con una proposta di Enrico Letta, segretario del Partito democratico.
L’idea dei dem è stata bocciata dallo stesso presidente del Consiglio Mario Draghi, avvenimento che rende fiero il Cavaliere: una delle riforme, ha detto, “delle quali sono più orgoglioso è l’abolizione della tassa di successione“. Questo perché “patrimoniale e tassa di successione significa tassare per la seconda volta il patrimonio”. “Questo governo – ha poi aggiunto il capo dei forzisti – deve fare cose importanti anche in materia di giustizia e fisco: senza non si esce dalla crisi”. La priorità alla riforma fiscale, quindi.
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La proposta di Enrico Letta prevede di finanziare una sorta di “dote per i diciottenni” con una tassa di successione con un prelievo sulle successioni più ricche, ovvero quelle superiori ai 5 milioni di euro (circa l’1 per cento del totale). Una sorta di patrimoniale. All’idea dei dem si è opposto in maniera compatta il centrodestra, così come Italia viva. Silenzio invece da parte del Movimento 5 stelle.
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Ma il no più duro è appunto arrivato dal premier Draghi, che ha chiuso la discussione affermando: “Non è il momento di prendere i soldi ai cittadini ma di darli”. Letta, tuttavia, non ha ritirato la proposta ma anzi ha rilanciato: “Noi mettiamo i giovani al centro della nostra azione, sono loro la parte più colpita dalla pandemia: quei giovani delusi e in difficoltà. Per questo abbiamo messo in campo la nostra proposta della dote ai 18enni, non da finanziare con il debito, che ripagherebbero loro”.
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