“Questi animali già sono capaci di scoprire il tumore. L’obiettivo è formare squadre cinofile per abbreviare gli screening di massa”. Alle persone in fila al drive through per il tampone viene chiesto di farsi annusare da un esemplare addestrato.
Il progetto è realizzato da Statale, ospedale Sacco e Mddi (Medical Detection Dogs Italy).La prima sperimentazione nei laboratori del dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università Statale a Lodi si è conclusa positivamente e ora l’esperienza prosegue sul campo: le persone in fila al drive through del Parco Tecnologico Padano, sempre a Lodi, per effettuare il tampone possono, su base volontaria, partecipare alla seconda fase della sperimentazione per capire qual è l’affidabilità dell’olfatto degli animali per scoprire il virus. Per ora hanno accettato solo trenta persone, ma la speranza dei ricercatori è che molti altri aderiscano al progetto di addestramento dei cani per insegnare loro a fiutare il Coronavirus.
Hanno aderito in molti? “In queste prime ore di sperimentazione – spiega Stefano Di Giovine, responsabile operazioni del Parco tecnologico – sono state solo una trentina le persone che hanno voluto sottoporsi al test. Speriamo nei prossimi giorni aumentino. Si tratta di progetti che arricchiscono il sapere umano, quindi partecipare è sempre una buona scelta. Si punta a far diventare questi cani affidabili quanto i cani antidroga”.”A chi darà il proprio consenso appena dopo aver eseguito il tampone – aggiunge Di Giovine, verrà consegnata una scheda con un questionario anonimo e due tubicini da mettere sotto le ascelle per 15 minuti. Saranno proprio questi campioni, poi, che verranno annusati da cani addestrati di varia razza che potranno segnalare, o meno, la presenza del covid-19″.
Il progetto di ricerca entrato nella sua fase operativa è stato approvato dal Comitato etico dell’Università Statale il 18 marzo. Un’esperienza analoga di sperimentazione è in corso anche al Campus biomedico di Roma. Molti studi scientifici ed esperienze internazionali hanno dimostrato che i cani, appositamente addestrati, sono in grado di rilevare la presenza di malattie metaboliche individuando gli odori veicolati dai Vocs (Composti Organici Volatili) associati alle patologie. Le abilità olfattive dei cani, d’altronde, sono già impiegate nella ricerca biomedica (tumori, malaria e altre malattie) e nell’assistenza ai malati, ad esempio, di diabete ed epilessia.Una delle ricerche recenti, in questo senso, è quella svolta in Italia dal dipartimento di Medicina Veterinaria della Statale, Ieo (Istituto Europeo di Oncologia) e Mddi, pubblicata nel 2020, che ha evidenziato la capacità dei cani di rilevare nell’uomo il tumore al polmone.
I cani impiegati sono tutti animali domestici, con i loro proprietari, e non ci sono razze specifiche per questo tipo di addestramento. “Ci sono due Malinois, che sono proprio razze da lavoro, ma c’è anche Helix che è un incrocio arrivato dal canile – spiega la professoressa Mariangela Albertini, del Dipartimento di Veterinaria. Il fiuto è sviluppato in tutte le razze, chi più chi meno, ma ciò che conta veramente è la voglia del cane di collaborare con il proprietario, per lui non deve essere un lavoro ma un gioco”. La metodologia di addestramento dei cani potrà, inoltre, trovare sviluppo in futuro anche su altre infezioni virali e batteriche.
“L’auspicio – spiegano infine i ricercatori coinvolti nel progetto – è che questo protocollo potrà essere utilizzato nella formazione di squadre cinofile operative sul territorio nazionale, al fine di accelerare le procedure di screening, operando anche in occasione di grandi eventi pubblici e privati, sui trasporti (ferrovie, aeroporti, crociere, eccetera) e per l’identificazione rapida di focolai in comunità”.