E’ previsto per oggi il possibile giorno di svolta del governo di Israele: il capo dell’opposizione centrista dovrà presentare al capo dello Stato la composizione del nuovo governo in grado di rimpiazzare il governo di Benjamin Netanyahu, oppure dovrà comunicare il fallimento del progetto. In quel caso Israele a breve potrebbe affrontare nuove elezioni, le quinte in poco più di due anni. Nello stesso giorno, è prevista la votazione per l’elezione del nuovo presidente dello Stato di Israele.
La Knesset inizierà alle 11 (ora locale) la votazione in seduta plenaria del nuovo presidente dello Stato di Israele. Due i candidati in lizza per sostituire l’attuale presidente Rauven Rivlin: Isaac Herzog e Miriam Peretz. Il voto avverrà a scrutinio segreto e nella prima tornata saranno necessari almeno 61 voti su 120, mentre in un’eventuale seconda tornata sarà sufficiente una maggioranza semplice. Eppure, nonostante l’importanza del momento, questo non sarà l’unico evento di grande portata che Israele dovrà affrontare oggi: entro mezzanotte Yair Lapid dovrà comunicare a Rivlin l’esito delle trattative per la formazione di un governo alternativo a quello guidato da Benjamin Netanyahu. E qui iniziano i dolori. Il capo dell’opposizione centrista dovrà riferire definitivamente se il progetto è in grado di andare in porto oppure no, se la formazione di un nuovo governo è possibile o se è necessario gettare la spugna, traghettando Israele a nuove elezioni (le quinte nel giro di poco più di due anni).
Un cambiamento epocale
In caso di accordo raggiunto, Israele si troverebbe per la prima volta in 12 anni con un governo la cui guida non è affidata a Netanyahu. Eppure, la strada sembra ancora lunga. Il principale problema è rappresentato, di fatto, dall’estrema eterogeneità degli schieramenti: c’è la destra nazionalista di Yamina, guidata da Naftali Bennett, che diventerebbe il primo a ricoprire il ruolo di premier, per poi cedere il posto a Lapid; ci sono i conservatori di Gideon Saar (New Hope); ci sono poi i centristi di Yesh Atid e Blu e Bianco, per finire con i laburisti e la sinistra radicale di Meretz. E’ un progetto di un governo di unità nazionale, ma i nodi da sciogliere sono ancora tanti, a partire dai nomi. Una prima disputa, ad esempio, riguarderebbe il ministero dell’Agricoltura (tra Blu e Bianco e Yisrael Beiteinu). Per non parlare poi dell’incarico di ministro delle comunicazioni, che vede contrapposti Yesh Atid e New Hope.
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A peggiorare la situazione , sarebbe poi la richiesta di Mansour Abbas: il capo degli islamisti conservatori di Ràam ha chiesto alla principale candidata per il ministero dell’Interno (Ayelet Shaked) la carica di vice nel dicastero per un membro del suo partito. Una richiesta alla quale Shaked si oppone fermamente, di fatto compromettendo la riuscita del governo stesso: la presenza degli islamisti conservatori è cruciale per la composizione del nuovo esecutivo, a livello prettamente numerico. Lapid cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno: “Ci sono ancora molti ostacoli sulla strada della formazione di un nuovo governo, magari è una buona cosa perché dovremo superarli insieme: è il nostro primo test per vedere se sapremo trovare compromessi intelligenti nei prossimi giorni per raggiungere un obiettivo maggiore“. Ma i nodi da sciogliere ci sono, e vanno anche risolti in fretta.