Il segretario del Pd Enrico Letta parla di futuro del governo, di riforme da fare e di rapporto con gli alleati. “Con Salvini gestiamo questa fase in modo responsabile“, dice Letta dopo i repentini botta e risposta tra i due leader in materia di sblocco dei licenziamenti. Ma ribadisce anche: “Il governo Draghi è il governo del partito democratico“.
E’ un Enrico Letta per metà nella maggioranza e per metà con lo sguardo rivolto alla delineazione di una nuova identità politica del Pd, l’Enrico Letta che viene riportato da Agi. Una strategia simile la sta già portando avanti, con più aggressività, il suo alleato di maggioranza e nemico politico Matteo Salvini. Allo stesso modo Letta sta attento a non lasciarsi totalmente assorbire dall’agenda politica di governo e si preoccupa di tracciare, di volta in volta, una netta linea di demarcazione tra “ciò che propongono gli altri” e “ciò che proponiamo noi”. Per dirla in altri termini, mentre Matteo Salvini impone aut aut (di volta in volta diversi), Letta ridefinisce perimetri politici, propone con cautela e rivendica per il Pd i colpi andati a segno. Lo stesso decreto Semplificazioni – ribadisce il segretario – ha recepito diverse proposte del Pd, tra cui lo stop al massimo ribasso e le norme sui subappalti, per finire con la clausola per l’assunzione da parte delle ditte appaltanti di non meno del 30% di donne e giovani under 36. Insomma, “il governo Draghi è il governo del Partito Democratico“.
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Enrico Letta dopo il gelo…
Il plauso al governo Draghi e alla partecipazione attiva del Pd arriva dopo giorni di tensione, poi sfociati in un “lungo e cordiale” vertice con il premier. “Piena sintonia“, dice Letta. E il raffreddamento legato alla proposta da parte di Letta di una tassa di successione? Nessun gelo, dice Letta, e la proposta non è stata abbandonata. Quasi a volersi schermare da qualsiasi attacco sventolando la bandiera americana, lo sguardo del segretario del Partito democratico italiano è rivolto (come d’abitudine da un po’ di tempo) a ciò che fa il Partito democratico statunitense, e su questo tema Joe Biden offre un assist non indifferente. Lo fa notare prontamente lo stesso Enrico Letta: “Redistribuzione a favore dei redditi bassi, che parta dal modello Biden. A Cleveland ha fatto un discorso in cui ha chiesto all’1% più ricco del Paese ad aiutare il resto del paese. Io mi sto ispirando a quel modello“.
E la ritrovata sintonia nel governo e nella maggioranza sembrerebbe coinvolgere anche Matteo Salvini: “In Salvini ho trovato un volto vero, tutt’altro che finto. In politica si incontrano molte maschere. Ma sappiamo entrambi che abbiamo una responsabilità sulle spalle: aiutare l’Italia ad uscire da questa crisi e far sì che le riforme che dobbiamo fare funzionino. Poi alle elezioni ci divideremo, ma credo che stiamo gestendo con responsabilità questa fase“. Parole realmente sentite, o parole di comodo per placare i toni del dibattito? Enrico Letta le gioca entrambe, da un lato ribadisce che l’importante è la collaborazione, dall’altro – come evidenziato prima – rivendica il forte imprinting del Pd all’interno del governo. Questo fragile equilibrio basterà ad arrivare al 2023? “Passo passo lo vedremo. La scadenza naturale è alla fine della legislatura. In questo momento siamo abituati a dare risposte ed è quello che cerchiamo di fare“, riporta Agi.
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… Le riforme
Ora, ribadisce Letta, sarà necessario confrontarsi sulle riforme, a partire da quella della giustizia. In questo caso sono le parole di Luigi Di Maio sul caso Uggetti ad offrire qualche assist: “Credo che quello di Di Maio sia stato un gesto molto importante, l’ho apprezzato. La riforma della giustizia è fondamentale, la ministra Cartabia ha impostato le cose nel modo giusto, credo che dobbiamo aiutarla. Rendere migliori le forme di autogoverno non vuol dire minare l’indipendenza della magistratura, ma rafforzarla. E poi lavorare sui tempi della giustizia“.
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Ma sul piatto, oltre alle riforme della giustizia e del fisco (con la proposta di tassa di successione), c’è proprio un cambio di visione. Ed Enrico Letta lo ribadisce dal giorno della sua elezione a segretario del Pd: bisogna dare più attenzione ai giovani, perché “stare con i giovani italiani mi ha fatto capire tante cose, innanzitutto che i ragazzi italiani sono migliori del mondo, sono più bravi degli altri ad adattarsi e trovare le soluzioni“, sottolineava ieri ospite a Oggi è un altro giorno. Ma per passare dall’individuazione delle priorità ai fatti sarà necessario proporre misure concrete, andare allo scontro, e quindi abbandonare la moderazione per salvaguardare le proprie priorità, imponendo qualche aut aut. Ne sarà capace, il moderato Enrico Letta?