Proseguono le indagini riguardanti la tragedia della funivia Stresa-Mottarone, del 23 maggio 2021, in cui sono rimaste uccise 14 persone. Da giorni vanno avanti gli interrogatori ai responsabili della funivia. Il dito è stato puntato anche contro gli operai, che hanno deciso di difendersi e dire la loro.
Emanuele Rossi, un operaio della funivia del Mottarone, in servizio quel tragico 23 maggio, ha spiegato: “Noi operai siamo convinti che non c’entriamo nulla, dicono che ci dovevamo rifiutare di mettere i ceppi, ma noi prendiamo ordini dal caposervizio e nessuno si aspettava un pericolo del genere”.
Le dichiarazioni dell’operaio sono già agli atti dell’inchiesta e contenute nell’ordinanza del gip. Rossi ha aggiunto: “i ceppi, come ho spiegato agli inquirenti, erano su da 3 settimane”. L’operatore ha detto inoltre di non poter sapere con certezza se il gestore Nerini e l’ingegnere Perocchio fossero a conoscenza dell’uso dei forchettoni da parte di Tadini per “bypassare il problema” ai freni di emergenza. “Non posso sapere – ha detto – io facevo il mio, io e i miei colleghi non possiamo addossarci la colpa, erano loro i responsabili non noi. Dicono che dovevamo rifiutarci di mettere i ceppi ma non sapevamo ci fosse un pericolo del genere”. Il problema è stato “bypassato, tutti sapevano – ha aggiunto l’operatore della funivia – non si può scaricare la colpa sugli operai. Io ero tranquillo non pensavo a una pericolosità del genere. Il responsabile – ha aggiunto – era il caposervizio, se lui o l’ingegnere mi dice di fare qualcosa io la faccio”. E ancora: “Spero di non finire indagato – ha concluso – ho la coscienza a posto, però sfido chiunque a essere tranquillo adesso. Io e miei colleghi siamo stati i primi a salire lassù, a un mio collega è morto tra le braccia un ragazzo”.