Spuntano nuove prove della «creazione del Covid-19 in un laboratorio a Wuhan» che si sarebbe diffuso a causa di «una fuga accidentale».
Il dibattito sull’origine del virus non si ferma. Sin dall’inizio, vi era chi sosteneva che il Covid-19 fosse stato creato in laboratorio. E, proprio nelle ultime ore, pare siano spuntate nuove «prove di una manipolazione in Cina».
Le prove
Angus Dalgleish, professore britannico, e Birger Sørensenb, scienziato norvegese, hanno mostrato le prove della suddetta manipolazione. Entrambi ritengono che il virus sarebbe stato creato in laboratorio dal quale sarebbe poi uscito «a causa di una fuga accidentale». Dalla loro analisi è emersa una presenza di aminoacidi che non avrebbero potuto legarsi in modo naturale. Saremmo di fronte ad una manipolazione genetica che permette ad agenti patogeni di diventare replicabili e, di conseguenza, trasmissibili.
Le altre ipotesi
Accanto alla posizione del professore britannico e dello scienziato norvegese, vi è quella del virologo italiano Massimo Clementini. Anche Clementini, infatti, è dell’idea che il virus no sia qualcosa di naturale, ma sia stato creato dall’uomo. «È successo qualcosa che non doveva accadere. – afferma il virologo – Ed è successo non perché un virus è passato attraverso il mercato alimentare cinese e attraverso vari animali ha infettato l’uomo». Il Direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano spiega: «IL Sars-CoV-2 ha una diffusione enorme. Ma la mortalità è relativamente bassa e questo ha generato dei dubbi e delle perplessità». Della stessa idea è il virologo Guido Silvestri, il quale sostiene che la fuga del virus dal laboratorio sia «una ipotesi plausibile».
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«Non ci sono delle evidenze oggettive né che il virus sia arrivato naturalmente né abbiamo evidenze che sia stata una perdita dal laboratorio di Wuhan» specifica Silvestre. «Se si fa una analisi serrata della sequenza del virus, c’è una zona di dodici nucleotidi della proteina spike che è particolarmente strana da spiegare con un semplice passaggio da un virus all’altro» aggiunge. «Tutti hanno trovato questa sequenza di proteine che è strana da considerare attraverso una ricombinazione naturale. – continua Guido Silvestri – E noi sappiamo che a Wuhan si stavano elaborando da anni varianti virali artificiali che avevano una aumentata capacità di infettare gli umani». Il virologo sottolinea poi «Ciò non vuol dire che è avvenuto questo. Però è una spiegazione non totalmente peregrina».
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Le prove sono state nascoste?
Se si tiene conto di quanto pubblicato in un rapporto realizzato da Five Eyes, a questa domanda si può rispondere in modo positivo. Si pensa, infatti, che «la Cina abbia deliberatamente nascosto o distrutto prove dell’epidemia di Coronavirus» nella prima fase. Il Daily Telegraph, giornale australiano che sarebbe in possesso di tale documento, riporta che nel rapporto siano descritti gli «ostacoli» che la Cina avrebbe posto e l’immediato cambio di rotta dopo che il virus ha iniziato a circolare in tutto il mondo.
Origine naturale del virus
Ma c’è anche chi sostiene l’origine naturale del virus, arrivato all’uomo da altre specie animali. In una ricerca pubblicata su Nature Food realizzata da ricercatori della University of California at Berkeley e David Hayman della Massey University si afferma che i cambiamenti globali degli ultimi anni abbiano creato degli «hotspot». Si tratta di zone in cui si sviluppano delle condizioni favorevoli per la trasmissione del Covid-19 da animali all’uomo. La maggior parte di questi hotspot, secondo una analisi, si trova in Cina. E, sempre in Cina, è aumentata considerevolmente la domanda di prodotti alimentari di origine animale che ha determinato una espansione dell’allevamento industriale su larga scala.