Unire in un gruppo unico i tre gruppi di centrodestra europei (Id, Ecr e Ppe) per fare fronte comune a Bruxelles: è questa la proposta di Matteo Salvini per il centrodestra in Ue, un progetto che però riceve il gelo da Fratelli d’Italia e Forza Italia. “In Italia il centrodestra è unito ma tutto ciò non può essere trasportato in Ue: per il Ppe è impossibile fare un accordo con Id. Non possiamo rinunciare alla nostra identità“, avrebbe affermato il vicepresidente del Ppe e forzista Antonio Tajani.
Creare un unico gruppo che riunisca le varie forze di centrodestra in Ue, tra cui i sovranisti di Identità e Democrazia (il suo eurogruppo al Parlamento europeo, di cui fa parte anche il Rassemblement National di Marine Le Pen), Conservatori e Riformisti (guidati dal settembre 2020 da Meloni) e il Partito popolare europeo (dove siedono Forza Italia e la Cdu di Angela Merkel), compresi anche i 12 eurodeputati di Fidesz, il partito del premier ungherese Viktor Orbán. E’ questo il progetto lanciato dal leader della Lega Matteo Salvini che in Italia sente il fiato sul collo di Giorgia Meloni, sempre più gradita nei sondaggi, e in Europa prova a farsi promotore di nuove coalizioni.
“Questo è il momento in cui dobbiamo lavorare per mettere insieme il meglio dei tre gruppi alternativi alle sinistre e per diventare il primo gruppo all’interno del Parlamento europeo“, avrebbe affermato il leader del Carroccio domenica a Cascais, in Portogallo. Così Salvini ha lanciato il progetto in un’occasione significativa, come il meeting di Identità e Democrazia al quale ha partecipato insieme a insieme Gerolf Annemans, presidente del partito di ultradestra belga Vlaams Belang, e al conservatore estone Martin Helme. Salvini avrebbe poi ribadito: “Id non si tocca. Ma se due o tre gruppi si mettono insieme nei prossimi 3 anni di legislatura possiamo essere determinanti. Ho proposto un altro incontro a giugno invitando anche le delegazioni austriache e francesi, spero non ci saranno gelosie invidie o voglie di chiusure”.
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Eppure, vista da lontano, l’operazione di Salvini sembra l’ennesima dimostrazione di una tendenza ormai evidente: il leader della Lega sembra condannato a reiterare gli stessi errori all’infinito, dal piano nazionale a quello europeo. Nello specifico, Salvini continua a fare i conti senza l’oste. Continua a disporre progetti improvvisi per riconfermare quella posizione di preminenza conquistata durante il Conte I, e poi destinata a ridursi progressivamente. Continua ad alzare la voce per nascondere un dato di fatto: la sua voce conta meno, persino all’interno della coalizione di centrodestra. Giorgia Meloni dall’altro lato schiva le sparate, agisce in maniera studiata per conservare quel tesoretto di consensi conquistato fino ad ora. E così cresce nei sondaggi.
Salvini ignora persino Giorgetti, che da tempo cerca di trainare la Lega verso il Ppe, e che ora dovrà fare i conti con la proposta di un gruppo unico del centrodestra europeo dal quale, con ogni probabilità, il Ppe si terrà lontano. Perché la differenza tra la destra moderata, liberale e europeista, e la destra sovranista, conservatrice ed euroscettica è sostanziale. Il Ppe da tempo ha un rapporto disastroso con i deputati di Polonia e Ungheria, Paesi spesso criticati di aver violato il rispetto dello Stato di diritto. Lo stesso gruppo dei Conservatori e Riformisti ha posizioni differenti rispetto a quelle del gruppo di Identità e Democrazia (su temi come l’adesione all’Unione europea o i rapporti con la Russia, per fare qualche esempio).
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E infatti la proposta di Salvini non ha suscitato grande entusiasmo, anzi. Le varie forze sono consapevoli delle distanze che separano di diversi gruppi, anche se in modo diverso. Il primo stop, netto, è arrivato da Forza Italia, tramite le parole del vicepresidente del Ppe Antonio Tajani: “In Italia il centrodestra è unito ma tutto ciò non può essere trasportato in Ue: per il Ppe è impossibile fare un accordo con Id. Non possiamo rinunciare alla nostra identità“. Poi Tajani prova a moderare i toni con la Lega, alleato di governo: “Salvini fa parte del governo Draghi e ha fatto una scelta europeista, altri no: Afd e Le Pen che sono alternativi culturalmente a noi, sono antieuropeisti. L’accordo vincente contro la sinistra è quello che portò alla mia elezione a presidente del Pe tra Ppe, Conservatori e Liberali“.
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Più cauta la reazione dei Conservatori europei, lo schieramento di Giorgia Meloni, che non dicono un no definitivo, ma ribadiscono: siamo sempre pronti ad aprire le alleanze, e infatti la leader di Fratelli d’Italia ci lavora da tempo. A commentare è stato Carlo Fidanza capodelegazione FdI- Ecr, che avrebbe affermato: “Da presidente dei Conservatori europei Giorgia Meloni è impegnata ogni giorno per allargare la famiglia di Ecr a chi condivide i nostri valori. A cominciare da chi tra i popolari è stufo della subalternità del Ppe alle sinistre e da chi, alla destra di Ecr, vuole superare un certo velleitarismo anti-europeo per costruire destre di governo alleabili con il centro, in una prospettiva bipolare come quella che abbiamo in Italia. È un processo articolato che non si fa con le formule matematiche ma con tanto dialogo e tanta politica“. Come a dire, se ne può anche parlare, ma sarà Giorgia Meloni a guidare questa transizione. Parole che potrebbero sembrare un’apertura alla proposta di Salvini, ma che lette attentamente non sono che un’altra “variazione di gelo” nei confronti di progetti improvvisi e declamati senza una reale rete di dialogo. Come sempre: Salvini alza la voce perché la sua voce conta meno, e così si espone a dichiarazioni pubbliche di dissenso da parte degli alleati, riconfermando il circolo vizioso nel quale si è inserito.
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