Continua a riemergere l’ipotesi che il virus Covid-19 sia “scappato” dal laboratorio di virologia di Wuhan, ipotesi alimentata dalla riapertura del dossier da parte di Joe Biden e dalle dichiarazioni di diversi esperti che assumono una posizione possibilista: non abbiamo prove, ma non possiamo escluderlo. A ribadirlo, ora, è anche l’immunologo e virologo Guido Silvestri, docente alla Emory University di Atlanta.
Ancora dubbi sull’origine del virus, ancora sospetti che sembrano supportare l’ipotesi che sia sfuggito dalle mura del laboratorio di virologia di Wuhan. Uno scetticismo che riemerge nonostante il parere dell’Oms che già a inizio aprile aveva sottolineato: il Covid ha probabilmente origine naturale, l’ipotesi della “fuga” da un laboratorio cinese è “estremamente improbabile”. Poi però l’apertura del direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus, che ribadiva: “Rimangono aperte tutte le ipotesi”. Ebbene, alcune di queste ipotesi si stanno riaprendo sempre più all’attenzione di tutti, anche e soprattutto perché alimentate dalla richiesta di Joe Biden rivolta all’Intelligence Usa: capire una volta per tutte “se il virus è stato originato dal contatto umano con un animale infetto o da un incidente di laboratorio.”
Joe Biden scoperchia il vaso
La richiesta risale al 26 maggio, quando il presidente Usa Joe Biden avrebbe anche sollecitato la comunità internazionale perché spinga “la Cina a partecipare a un’inchiesta internazionale completa, trasparente e basata su prove e per fornire accesso a tutti i dati e le prove pertinenti. A marzo”, ha dichiarato Biden, “ho chiesto al mio consigliere per la sicurezza nazionale di incaricare i servizi di intelligence di preparare un rapporto sulle loro analisi più aggiornate circa le origini del covid-19, se sia emerso dal contatto umano con un animale infetto o da un incidente di laboratorio. Ho ricevuto quel rapporto all’inizio di maggio”. Per questo, spiega Biden, “adesso ho chiesto di raddoppiare gli sforzi per raccogliere e analizzare informazioni che potrebbero portarci più vicini a una conclusione definitiva e di riferirmi entro 90 giorni“. Dietro una richiesta di tale importanza c’è ovviamente un giudizio di merito: evidentemente secondo il presidente Usa le ipotesi sull’origine in laboratorio non possono essere completamente archiviate, stando ai dati fino ad ora raccolti. Il 27 maggio, infatti, la rappresentanza degli Stati Uniti presso l’Onu a Ginevra ha emesso un comunicato in cui sostiene di considerare “insufficiente e inconcludente la prima fase dell’indagine dell’Oms”.
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Covid da un errore di laboratorio? Cosa dice chi lo crede possibile
Nel frattempo, sull’onda della riapertura del dossier avanzata da parte di Joe Biden, si accumulano pareri di esperti a sostegno dell’ipotesi. Tra questi, l’immunologo e virologo Guido Silvestri, docente alla Emory University di Atlanta, che – intervenendo durante la trasmissione Mezz’ora in più – afferma: l’ipotesi che il virus del Covid-19 sia ‘scappato’ dal laboratorio di virologia di Wuhan è “credibile“ ed “è importante cercare di acquisire quanti più dati possibili e capire cosa è successo“. O meglio: al momento – argomenta il virologo – non ci sono prove schiaccianti né a sostegno di un’origine naturale né a sostegno di un’origine artificiale. “Non ci sono evidenze oggettive né che il virus sia arrivato naturalmente né abbiamo evidenze che sia stata una ‘perdita’ dal laboratorio di Wuhan“. Tuttavia, “se si fa un’analisi serrata della sequenza del virus, c’è una zona di dodici nucleotidi della proteina spike che è particolarmente strana da spiegare con un semplice passaggio da un virus all’altro“.
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Insomma, stando a quanto sottolineato dal virologo, sarebbe la stessa composizione del virus a destare qualche sospetto. Silvestri allora ribadisce l’esigenza di non lasciarsi andare a teorie cospirazioniste, ma ribadisce anche il bisogno di tener in considerazione tutti i fattori in campo: “Tutti hanno trovato questa sequenza di proteine che è strana da considerare attraverso una ricombinazione naturale e noi sappiamo che a Wuhan si stavano elaborando da anni varianti virali artificiali che avevano un’aumentata capacità di infettare gli umani“. Per questo, “senza fare teorie cospiratorie è importante cercare di acquisire quanti più dati possibili e capire cosa è successo“.
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Circostanze che fanno emergere qualche dubbio anche al presidente dell’Aifa Giorgio Palù, che a Sky Tg24 commenta: “Sicuramente questo virus è originato dalla Cina. Non potremo mai dire con certezza se sia un virus naturale o artificiale. Sappiamo che da oltre dieci anni a Wuhan si studiano questi virus. È possibile che il Sars-Cov2 sia sfuggito dal laboratorio di Wuhan, ma non lo sapremo mai finché i cinesi non collaboreranno”. Insomma, allo stato attuale è impossibile convalidare con certezza ogni ipotesi. Per farlo, ribadisce anche Palù, servono dati, dati e ancora dati. Per questo Joe Biden ha chiesto la collaborazione di tutta la comunità internazionale e una maggiore trasparenza da parte della Cina, in modo da capire definitivamente, senza pregiudiziali, da dove provenga il virus che da un anno e mezzo ci costringe a rimanere letteralmente col fiato sospeso.