Stop al blocco dei licenziamenti, le donne saranno le prime a pagare

Il premier Mario Draghi ha annunciato lo stop del blocco dei licenziamenti a partire dal primo luglio e le conseguenze fanno paura.

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Stop al blocco dei licenziamenti, le donne saranno le prime a pagare – www.meteoweek.com – Credit: Pixabay

Le donne saranno le prime a perdere il lavoro, quando finirà il blocco dei licenziamenti. Lo stop alla misura è stato annunciato dal presidente del Consiglio Mario Draghi pochi giorni fa, scatterà a partire dal primo luglio, e le possibili conseguenze fanno già paura.

Le donne e il settore tessile

Sì, perché uno dei settori che resterà più indietro – almeno stando all’analisi dei consumi fatta da Bankitalia – sarà quello del tessile e dell’abbigliamento. Settore che da solo vale l’1,6 per cento del Pil dell’Italia e l’11 per cento dell’occupazione nazionale. All’interno di quell’11 per cento, le donne rappresentano il 60 per cento del comparto, e il 70 per cento in quello delle confezioni.

I lavoratori a rischio licenziamento in Italia

Secondo le stime di Bankitalia, tra poco più di un mese potrebbero esserci quasi 600 mila licenziamenti: 577 mila per l’esattezza. Di questi, 200 mila sarebbero direttamente ricollegabili alla crisi causata dalla pandemia. Mentre invece l’Inapp – l’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche – individua in 612 mila i lavoratori a rischio licenziamento.

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La spiegazione

Questo perché, come ha spiegato Fedele De Novellis, economista e direttore di congiuntura Ref, “nella manifattura il tessile, l’abbigliamento e la pelletteria soffrono una crisi seria. Qui lo shock territoriale sarà micidiale perché la filiera è molto localizzata, soprattutto nel Centro Italia. E con una forte componente di genere.

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Turismo e tessile: i settori distrutti dal Covid

Turismo e tessile sono dunque settori che sono stati completamente distrutti dall’emergenza Covid, e che portano all’attenzione anche un altro problema: l’ulteriore impoverimento dei working poor. In altre parole significa che chi ha un’occupazione a basso reddito, percepirà un compenso ancora minore. Mentre tantissime altre persone – e soprattutto donne – quel lavoro, lo perderanno direttamente.

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