Il cieco di Gerico, pur non vedendo Gesù, lo ha saputo riconoscere col cuore: è allora che Dio può trarci tenebre interiori
Il Signore è il mio sostegno,
mi ha portato al largo,
mi ha liberato perché mi vuol bene. (Cf. Sal 17,19-20)
Della gloria del Signore sono piene le sue opere.
Dal libro del Siràcide
Sir 42,15-26 (NV) [gr. 42,15-25]
Ricorderò ora le opere del Signore
e descriverò quello che ho visto.
Per le parole del Signore sussistono le sue opere,
e il suo giudizio si compie secondo il suo volere.
Il sole che risplende vede tutto,
della gloria del Signore sono piene le sue opere.
Neppure ai santi del Signore è dato
di narrare tutte le sue meraviglie,
che il Signore, l’Onnipotente, ha stabilito
perché l’universo stesse saldo nella sua gloria.
Egli scruta l’abisso e il cuore,
e penetra tutti i loro segreti.
L’Altissimo conosce tutta la scienza
e osserva i segni dei tempi,
annunciando le cose passate e future
e svelando le tracce di quelle nascoste.
Nessun pensiero gli sfugge,
neppure una parola gli è nascosta.
Ha disposto con ordine le meraviglie della sua sapienza,
egli solo è da sempre e per sempre:
nulla gli è aggiunto e nulla gli è tolto,
non ha bisogno di alcun consigliere.
Quanto sono amabili tutte le sue opere!
E appena una scintilla se ne può osservare.
Tutte queste cose hanno vita e resteranno per sempre
per tutte le necessità, e tutte gli obbediscono.
Tutte le cose sono a due a due, una di fronte all’altra,
egli non ha fatto nulla d’incompleto.
L’una conferma i pregi dell’altra:
chi si sazierà di contemplare la sua gloria?
Parola di Dio.
R. Dalla parola del Signore furono fatti i cieli.
Lodate il Signore con la cetra,
con l’arpa a dieci corde a lui cantate.
Cantate al Signore un canto nuovo,
con arte suonate la cetra e acclamate. R.
Perché retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra. R.
Dalla parola del Signore furono fatti i cieli,
dal soffio della sua bocca ogni loro schiera.
Come in un otre raccoglie le acque del mare,
chiude in riserve gli abissi. R.
Tema il Signore tutta la terra,
tremino davanti a lui gli abitanti del mondo,
perché egli parlò e tutto fu creato,
comandò e tutto fu compiuto. R.
Rabbunì, che io veda di nuovo!
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 10,46-52
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.
Parola del Signore.
“Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!”: questo grido è il grido di un uomo di fronte a Dio, un uomo che chiede al Signore accoratamente considerazione per le sue sofferenze, tanto da muovere la sua mano potente a guarirlo.
Dio, però, non ha tanto bisogno che noi gli chiediamo di avere pietà di noi, perché in Cristo ha partecipato profondamente a tutte le nostre sofferenze: ha bisogno piuttosto di vedere che, nonostante le difficoltà della vita, noi poniamo la nostra fiducia in lui.
Il commento al Vangelo di ieri
La vera cecità umana è quella che impedisce di vedere la possibilità che Dio possa guarirci profondamente trarci in salvo. Dio invece agisce quando, nonostante le circostanze ci urlino contro di tacere, e che tanto per noi non c’è più niente da fare, noi riusciamo a innalzare il nostro grido a lui.
Il cieco di Gerico si fida di quell’uomo, il messia davidico, che non è solo raccontato dalle Scritture, ma si è fatto carne ed è lì davanti a lui. Quel cieco, pur non vedendo Gesù con gli oggi, lo ha saputo riconoscere col cuore: è allora che Dio può venirci incontro, traendoci dalle tenebre interiori per mostrarci la sua misericordia.
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