Dramma Mottarone, parenti furiosi:«Nessun perdono, li avete ammazzati». La zia di Eitan:«Assassini che pensano ai soldi»
Cresce la rabbia tra i parenti delle vittime della tragedia della funivia Stresa-Mottarone, mentre emergono responsabilità nell’incidente che ha provocato la morte di 14 persone. I familiari vogliono giustizia per le persone fermate accusate di strage. «Me li avete ammazzati: non ci sarà nessun perdono», scrive su Instagram Angelica Zorloni, figlia di Vittorio, deceduto nell’incidente con la compagna Elisabetta e il figlio di 6 anni.
Corrado Guzzetti, zio di Mattia e Angelica, dice: «Fa schifo pensare che siano morti per i soldi, sempre i soldi stanno dietro a tutto. Ci hanno detto che si sarebbero fatti i funerali di Stato e che avrebbero pensato a tutto loro, poi si sono rimangiati tutto negandosi al telefono. Sono amareggiato per me e per i miei nipoti e voglio smascherare a nome di tutte le vittime queste promesse da marinaio fatte dalla politica».
Duro anche lo sfogo di Gali Peleg, zia di Eitan che nel terribile incidente ha perso sorella, cognato e l’altro nipote. In un colloquio con la “Stampa” dice: «Non è stato un incidente, non è stata una fatalità. È stata una tragedia voluta. È stato un omicidio. Quelli sono assassini».
A Diamante (Cosenza), paese di Serena Cosentino, deceduta anche lei nella tragedia col compagno Mohammedreza Shahaisavand, lo zio della ragazza, Pasquale Bianco, come riporta Il Corriere della Sera, ha così commentato l’accaduto:«Siamo costernati nel sapere che tutto poteva essere evitato e che il dolore di tante famiglie è dipeso dalla superficialità umana».
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Il parroco di Stresa, don Gianluca Villa, commenta:«Chiediamo il calore della consolazione affinché sia fatta chiarezza e giustizia su questa tragedia immane», ha detto nell’omelia. «Ho il cuore spezzato per la sofferenza che vedo nei familiari delle vittime in questo momento». Sull’altare della chiesa vi sono 14 fiammelle per ricordare le 14 vittime del tremendo incidente.
Il vicepresidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane Giulio Disegni, uscendo dall’ospedale Regina Margherita di Torino dove è attualmente ricoverato il piccolo Eitan, commenta: «Il risultato dell’inchiesta è sorprendente e sconvolgente. Davanti a 14 vite spezzate le scuse, e forse neanche il carcere, non bastano. Ci vuole una pena esemplare, anche se non spetta a me decidere ma ai magistrati».