Una lite per futili motivi tra due appartenenti ad una famiglia di nomadi, a Castrofilippo in provincia di Agrigento, è terminata nel sangue. Uno dei due, G.R., ha infatti tagliato il braccio all’altro con un coltello con una lama di ben 48 centimetri. La vittima è stata trasportata in ospedale, dove si sta sottoponendo ad un delicato intervento chirurgico. L’aggressore è stato arrestato.
Una notte di violenza a Castrofilippo, in provincia di Agrigento. Una lite per futili motivi è scoppiata all’interno di una comunità di nomadi camminanti che vive nella zona. Due uomini (G.R. di 58 anni e P.R. di 32 anni), imparentati tra loro nonché entrambi pregiudicati, si sono scontrati in strada, verbalmente e fisicamente. Una terza persona (G.G.), un pluripregiudicato di 43 anni, è intervenuta in soccorso del più giovane. Al suo arrivo l’altro è dunque tornato nella vicina abitazione ed ha recuperato alcune armi, tra cui in particolare una carabina ad aria compressa ed un coltello con una lama da 48 centimetri. Dopo avere esploso alcuni colpi, si è successivamente avventato contro G.G., colpendolo al volto e al corpo. Il fendente più feroce è arrivato all’altezza del braccio sinistro, i cui tendini sono stati nettamente tranciati. L’uomo è stato trasportato in ospedale, mentre l’aggressore è stato arrestato.
I Carabinieri della Stazione di Castrofilippo e dell’Aliquota Radiomobile del NOR della Compagnia di Canicattì, a seguito della lite per futili motivi culminata nel sangue, hanno ricevuto numerose segnalazioni dei residenti. Gli agenti hanno immediatamente individuato, grazie alle testimonianze delle due vittime e a quelle dei testimoni, l’aggressore (G.R.). Si era rintanato presso la sua abitazione, coi vestiti ancora sporchi di sangue. Durante la perquisizione sono state ritrovate un gran numero di armi, tra cui anche il coltello da macellaio con cui ha tranciato il braccio. Era stato nascosto sotto un armadio. L’uomo, all’interno della comunità di nomadi camminanti, è conosciuto come l’arrotino. Il pregiudicato adesso è in arresto presso il carcere di Enna. L’accusa è di tentato omicidio pluriaggravato.
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L’uomo a cui è stato tranciato il braccio nel corso della lite e l’altra vittima dell’aggressione sono stati trasportati presso l’ospedale di Canicattì. P.R., a seguito delle ferite, ha riportato una prognosi di 15 giorni, ma non è grave. Per G.G., invece, è stato necessario il trasferimento all’ospedale Civico di Palermo. Lì si sta sottoponendo ad un delicato intervento chirurgico al fine di restituirgli la funzionalità dell’arto superiore, che fortunatamente – nonostante il taglio netto ai tendini con un coltello da macellaio – è rimasto attaccato al corpo. I medici sono ottimisti, ma la prognosi resta riservata.
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