Il senatore Simone Pillon ha scritto un ennesimo post provocatorio sulla sua pagina Facebook, sollevando diverse critiche.
Male o bene, purché se ne parli. A volte sembra che questo sia il motto del senatore in quota Lega, Simone Pillon, visto che spesso rende noti pensieri che inevitabilmente creano polemiche. E non solo di quelle che non sono fan del Carroccio o che votano il Partito democratico. Perché ciò che risulta subito evidente, leggendo le parole di Pillon, è la ristrettezza mentale con cui concepisce le sue riflessioni.
Per il senatore c’è il bianco e il nero, poco importa della miriade di sfumature che esistono nel mezzo. Leggendo il suo punto di vista, la complessità della società contemporanea scompare. Resta soltanto un mondo idealizzato dal politico, in cui le persone rispondono sempre e in ogni momento alla categorizzazione che gli viene imposta alla nascita e a cui dovranno sottostare fino alla morte.
E così un personaggio pubblico come Pillon arriva a scrivere cose che, per capire quanto siano lontane dalla realtà, basta semplicemente leggere con attenzione. Un po’ come quando da piccoli ci insegnavano a pensare prima di parlare. In poche parole: secondo Pillon, le donne non sarebbero portate per le materie scientifiche. Quindi iniziative come quelle dell’Università di Bari, per incentivare l’iscrizione femminile a corsi di laurea frequentati prevalentemente da ragazzi, sarebbe inutile. E ora chi lo spiega a tutte le ricercatrici e divulgatrici scientifiche, alle scienziate, alle dottoresse e alle professoresse?
Ecco cosa ha scritto il senatore sulla sua pagina Facebook, commentando la notizia dell’Università di Bari: “L’università di Bari spinge per far iscrivere ragazze a corsi di laurea tipicamente frequentati in prevalenza dai ragazzi. È naturale che i maschi siano più appassionati a discipline tecniche, tipo ingegneria mineraria per esempio, mentre le femmine abbiano una maggiore propensione per materie legate all’accudimento, come per esempio ostetricia. Questo però non sta bene ai cultori del Gender, secondo i quali ci DEVONO essere il 50% di donne nelle miniere e il 50% di uomini a fare puericultura”, ha messo nero su bianco Pillon, facendo subito riferimento ai suoi acerrimi nemici, i “cultori del Gender”.
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L’idea che esistano anche donne appassionate alle discipline tecniche e uomini con una maggiore propensione per le materie legate all’accudimento sfiora il ragionamento del senatore leghista. Ma si limitano a rimanere solo delle “sacrosante eccezioni”. Continua infatti Pillon: “Ovviamente ognuno è libero, e ci sono le sacrosante eccezioni, ma è naturale che le ragazze siano portate verso alcune professioni e i ragazzi verso altre. Imporre ai maschi di pagare più delle femmine per orientare la libera scelta di un percorso universitario è un modo di fare ideologico, finalizzato a manipolare le persone e la società”.
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E infine il senatore è tornato sulla questione gender e – di conseguenza – sul Ddl Zan, contro cui Pillon conduce la sua battaglia più importante. Ha concluso: “La cosa divertente è che proprio sulla base della stessa ideologia Gender, orgogliosamente propugnata dal DDL Zan, agli studenti maschi basterà autopercepirsi come femmine per i pochi minuti necessari all’atto dell’iscrizione per poter beneficiare legalmente dello sconto… Già Manzoni insegnava che più le regole sono idiote, più è facile aggirarle… PS. Chissà cosa ne pensa il ministro… Proverò a chiederglielo”.
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