Il Libano si ferma quest’oggi per uno sciopero generale. La popolazione è in condizioni economiche e sociali terribili: la soglia di povertà è oltre il 50%. La crisi nel Paese è iniziata nel 2019 e il governo ha annunciato formalmente il default finanziario nel marzo del 2020. La pandemia di Covid-19 ha ulteriormente aggravato la situazione.
Le condizioni economiche e sociali del Libano sono inaccettabili. I cittadini di Beirut e non solo, quest’oggi, hanno indetto una giornata di sciopero generale. I lavoratori hanno incrociato le braccia davanti alle rispettive aziende per protestare contro il deterioramento del loro stato di vita. La lira locale, per diversi anni ancorata al dollaro statunitense attraverso un cambio fisso fittizio, ha perso negli ultimi diciotto mesi ben il 90% del suo valore. La soglia di povertà, al momento, si attesta oltre al 50%. La classe media è sostanzialmente sparita. I beni essenziali, tra cui acqua potabile e cibo nonché elettricità, benzina e farmaci, iniziano a scarseggiare. In tanti non riescono più ad accaparrarseli. Una situazione che, inevitabilmente, se non contrastata, finirà per generare tensioni non soltanto sociali, bensì anche politiche.
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La crisi del Libano
La crisi in Libano ha avuto ufficialmente inizio autunno del 2019. In pochi mesi la situazione è precipitata, tanto che a marzo del 2020 il sistema bancario ha dichiarato il fallimento e, di conseguenza, il governo ha annunciato formalmente il default finanziario. L’avvento del Covid-19, dunque, non è stata la principale causa. La pandemia, seppure ad oggi appaia come il problema minore, ha ad ogni modo contribuito ad aggravare ulteriormente la crisi economica e sociale che il Paese stava già vivendo. L’emergenza è totale, nonché altamente drammatica.