Il video del crollo della funivia del Mottarone, che ha causato la morte di 14 persone (di cui 2 bambini), è stato consegnato al pm Olimpia Bossi. Alla Procura di Verbania spetterà il compito di individuare le cause e le responsabilità della tragedia. Si indaga sul perché il cavo portante si sia spezzato e sul perché il “forchettone” del sistema di emergenza non sia entrato in azione.
Le indagini relative alla funivia che collega Stresa a Mottarone, precipitata nel vuoto a pochi metri dall’arrivo causando la morte di quattordici persone (tra cui due bambini), hanno avuto inizio. Le immagini delle telecamere che hanno immortalato la tragedia sono state consegnate alla Procura di Verbania. Esse verranno messe al vaglio dei consulenti tecnici, i quali si occuperanno di redarre una perizia per la pm Olimpia Bossi. “Per visionare i filmati – spiega il comandante provinciale dei carabinieri, il colonnello Alberto Cicognani – ci vorrà il tempo necessario. Stiamo facendo tutto con scrupolo”. Non soltanto quelli di domenica, bensì anche quelli relativi ai sette giorni antecedenti all’incidente. Si attende di appurare, inoltre, l’eventuale presenza di una scatola nera. L’impianto, tuttavia, non è di ultima generazione, per cui appare improbabile.
L’inchiesta partirà dunque dalle prime prove – i rottami della cabina crollata sono stati sequestrati – attualmente tra le mani delle autorità. Le ipotesi di reato sono di disastro colposo, omicidio plurimo colposo e lesioni colpose. Quest’ultimo nei confronti di Eitan, il bimbo di 5 anni unico superstite. Al momento, ad ogni modo, nessuno è stato iscritto nel registro degli indagati.
Le immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza durante la tragedia di Mottarone, come raccontano coloro che le hanno visionate, sono da brividi. La cabina era a pochi metri dall’arrivo alla stazione di monte. L’addetto ai lavori era pronto ad aprire le porte per permettere ai quindici passeggeri a bordo di scendere. Poi il cavo portante che si spezza. La cabina precipita nel vuoto, fino a schiantarsi violentemente contro gli alberi. Il video è ripreso da più angolazioni e si sentono quei secondi di audio. Il rumore sordo del cavo che si spezza, poi lo schianto. Le urla di coloro che hanno perso la vita, in un attimo, invece, no. L’addetto ai lavori, sconvolto dalla scena che si ritrova davanti a sé, compie un balzo all’indietro, prima di chiamare i soccorsi.
La Procura di Verbania, insieme al consulente del pm Bruno Dalla Chiara, docente di Sistemi di Trasporto ferroviari, metropolitani e a fune del Politecnico di Torino, avrà il compito di ricostruire, anche grazie all’aiuto delle immagini, quanto è accaduto. I filmati a ciclo continuo sono a disposizione degli esperti anche per quanto riguarda i sette giorni antecedenti alla tragedia. Sarà possibile, dunque, controllare se eventuali malfunzionamenti si siano verificati nelle corse precedenti. Quel che è certo è che domenica a mezzogiorno il sistema di sicurezza frenante – che avrebbe dovuto salvare la vita delle quattordici vittime – non si è attivato. La cabina, dunque, è scivolata all’indietro, ha preso rapidamente velocità e ha urtato un pilone. Infine, il volo per 30 metri.
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Una delle cause della non attivazione del sistema di emergenza, in base ad alcuni rumors riportati nell’edizione odierna de La Stampa, potrebbe essere stata la mancata rimozione dei cunei che bloccavano aperte le pinze del freno. Essi, quando gli impianti vengono chiusi, ne impediscono la chiusura e, dunque, il funzionamento. Se così fosse la morsa salva-vita non sarebbe potuta in alcun modo scattare. Un sensore, tuttavia, avrebbe dovuto mettere ugualmente in azione in freno. “Ogni notte, dopo l’ultima corsa, il sistema frenante della funivia veniva armato e disarmato. I tecnici usavano dei cunei per tenere separati i morsi. Certo, se quei cunei non fossero stati tolti domenica mattina, se il sistema non fosse stato armato, allora si spiegherebbe quell’accelerazione terribile fino al salto nel vuoto“, ha spiegato uno degli investigatori.
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I misteri da risolvere in merito all’incidente alla funivia del Mottarone, tuttavia, sono tanti. Innanzitutto il primo riguarda il motivo per cui il cavo portante si è spezzato. Un evento rarissimo. I materiali con cui questi oggetti sono costruiti, infatti, hanno grado di sicurezza 5. Ciò significa che sono progettati per resistere a carichi cinque volte superiori rispetto al massimo previsto durante l’esercizio normale. Il secondo è quello relativo alla mancata attivazione del freno di emergenza. Esso potrebbe essere stato disattivato – nonostante d’obbligo debba essere sempre attivo, anche in caso di corse di prova – oppure non essere entrato in funzione a seguito del distacco della cabina dal cavo trainante. Infine, un ultimo dubbio è quello relativo al “forchettone“, ovvero il cuneo che serverebbe a bloccare le pinze del freno di emergenza tenendo aperte le ganasce della fune portante. Gli esperti sostengono che, nel caso in cui esso sia stato utilizzato, gli inquirenti lo troveranno ancora nel carrello.
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