Le elezioni amministrative a Roma, posticipate a ottobre, si fanno sempre più complesse: dopo le tensioni tra M5s e Pd – che non sono riusciti a chiudere i tentativi di coalizione con un candidato unico -, ora anche il centrodestra sembra in evidente difficoltà. Manca un nome che metta tutti d’accordo, tra i tanti che nel frattempo spuntano tra dichiarazioni e smentite. Quindi, a che punto siamo?
Ottobre 2021, le elezioni amministrative a Roma si avvicinano e tutti i partiti sembrano annaspare alla ricerca di un candidato sindaco accreditabile. Nelle settimane scorse era stato il turno di Pd e M5s, intenti a cercare un candidato comune per saggiare la tenuta di una possibile coalizione. Non è andata bene. Il M5s ha deciso di presentare il nome di Virginia Raggi e il Pd ha fatto il nome di Roberto Gualtieri, scansando l’ipotesi di Nicola Zingaretti (e cedendo in qualche modo alle richieste del Movimento). In questo modo si è consumata la prima incertezza romana, tra riconferme e veti. A fare da sfidante a Gualtieri, inoltre, ci sarà anche Carlo Calenda, che otterrà l’appoggio di Italia viva e che, in questo modo, potrebbe attirare a sé i voti del centrosinistra più moderato.
Inoltre, nel Pd sarà comunque necessario attendere le primarie che si terranno il prossimo 20 giugno: oltre a Roberto Gualtieri ci saranno Giovanni Caudo, Paolo Ciani, Stefano Fassina e Tobia Zevi. Ma se questo è il quadro di centro e centrosinistra, la situazione non migliora guardando a destra: dopo il rifiuto di Guido Bertolaso il centrodestra fatica a trovare un candidato comune da supportare in quanto coalizione. Ogni partito di centrodestra ha il suo prediletto, e un compromesso non è ancora stato ufficializzato.
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Elezioni Roma, qual è il candidato sindaco del centrodestra?
Tra i nomi emersi fino ad ora nel centrodestra ricordiamo quello di Vittorio Sgarbi, che tuttavia dovrebbe scendere in campo per conto proprio, e Enrico Michetti, fondatore della Gazzetta amministrativa e commentatore di Radio Radio. Il nome di Michetti, nonostante appaia sconosciuto ai più, sembra guadagnare crediti, ma persiste il gelo da Lega e Forza Italia. A pesare, però, è lo stallo del vertice di ieri, che rende sempre più probabile l’ipotesi civica avanzata da Giorgia Meloni. Di fronte a questo quadro è però necessario sottolineare: la partita è ancora aperta. A impedire la chiusura dei giochi è in particolare un nome, quello di Maurizio Gasparri.
Un volto noto, romanissimo, che piace a Forza Italia ma che non otterrebbe l’entusiasmo di Fratelli d’Italia. Per parte sua Gasparri si dice pronto a dare una mano, ma ribadisce: “Sono vent’anni che fanno il mio nome, i partiti si sono riuniti e valuteranno. Tajani lo sta dicendo da giorni che porterà il mio nome al tavolo del centrodestra, ma un conto è portare un nome, un conto è annunciare un’intesa tra i partiti”. Tra l’altro, l’ipotesi sembra raffreddarsi di fronte l’intenzione di Giorgia Meloni di andare con candidati civici, “altrimenti ricominceremo a valutare candidati di tipo politico. Per adesso continuiamo ad andare in questa direzione“, ripete la leader di Fratelli d’Italia. Insomma, per capire le intenzioni del centrodestra sarà necessario attendere che la matassa venga dipanata. E anche in fretta.
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Dubbi e sondaggi
Il Cdm ha già deciso che le elezioni amministrative avranno luogo in una data compresa tra il 15 settembre e il 15 ottobre, anche se resta più probabile l’ipotesi di ottobre. Il tempo a disposizione non è tanto, soprattutto in vista della pausa estiva. Sarà allora necessario trovare candidati stabili il prima possibile e, magari, stilare e comunicare un programma preciso ai cittadini. Intanto è possibile sondare il terreno delle preferenze dei cittadini romani. Stando a quanto riportato da un sondaggio commissionato da Adnkronos alla società Tecnè, il candidato Michetti sarebbe quotato al 35%, al di sopra di Roberto Gualtieri (che ottiene un 33%). Resta al 18% Virginia Raggi, di poco avanti rispetto a Carlo Calenda (14%). Maurizio Gasparri, sostenuto dal coordinatore nazionale di FI, Antonio Tajani, si fermerebbe invece al 30 per cento (contro il 35 di Gualtieri). Questi i dati all’alba di ogni dubbio. Il primo tra tutti è: se le amministrative diventano una partita a scacchi per consolidare alleanze nazionali già fragili, non rischiano di diventare uno scambio di compromessi senza un reale programma di risanamento delle città?