Un grave malfunzionamento al freno di emergenza potrebbe avere causato la morte di 14 persone nel crollo della funivia di Mottarone. I soccorritori hanno rivelato che esso non è entrato in azione a seguito della rottura del cavo portante, non è entrato in funzione. Alle autorità competenti adesso spetta il compito di chiarire le eventuali responsabilità dell’incidente.
Un freno di emergenza avrebbe potuto evitare alla cabina della ferrovia Mottarone di precipitare nel vuoto, portando con sé le quindici persone a bordo. Quattordici di loro, tra cui due minori, hanno perso la vita. Un bimbo di 5 anni, unico superstite, lotta in ospedale tra la vita e la morte. Cinque famiglie stroncate: tre residenti in Lombardia (una delle quali – la più numerosa, nonché quella del piccolo sopravvissuto – di origini israeliane), una in Emilia Romagna e una in Calabria. Lo stesso drammatico destino le ha unite in una domenica di maggio. Le autorità competenti adesso avranno il compito di ricostruire la dinamica dell’incidente. È stata, a tal proposito, aperta un’inchiesta per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. Quel che è certo è che in quei tragici momenti qualcosa non ha funzionato come avrebbe dovuto.
“Malfunzionamento nel freno di emergenza”, la ricostruzione sul crollo della funivia di Mottarone
“Sembrava una scena di guerra”. Queste le parole di Matteo Gasparini, responsabile provinciale del Soccorso alpino di Verbania. L’uomo è stato tra i primi ad arrivare sul luogo dell’incidente. Lì, tuttavia, ormai c’era poco da fare. Tredici persone erano infatti già morte a causa dell’impatto, mentre due bambini erano ancora in vita. Mattia, 9 anni, si sarebbe spento poche ore dopo in ospedale, mentre l’altro lotta ancora per sopravvivere. “Sono volontario da 25 anni, e ne ho viste tante, ma mai così. Sono stato anche a Rigopiano – ha ricordato – ma una situazione così non l’avevo mai vista”.
Adesso sarà necessario comprendere cosa sia andato storto. Un cavo di acciaio, quello portante, si è rotto. In casi di questo genere, tuttavia, il freno di emergenza della funivia di Mottarone avrebbe dovuto mettere in salvo coloro che erano a bordo della maledetta cabina. L’impianto, invece, si è fermato soltanto a valle. “Sono tutte supposizioni – prosegue Matteo Gasparini – ma credo ci sia stato un doppio problema. La rottura del cavo e il mancato funzionamento del freno di emergenza. Non sappiamo perché non si sia attivato, mentre nella cabina a valle ha funzionato”. Il malfunzionamento nel freno, “ha fatto sì che la cabina, dopo la rottura del cavo, abbia preso velocità, iniziando a scendere, finendo così catapultata fuori dai cavi di sostegno”. Un volo da circa 1492 metri di quota, dato che la struttura si trovava quasi in cima.
La conferma
Il sistema frenante di sicurezza della funivia del Mottarone “non ha funzionato“. Lo ha confermato ufficialmente anche il procuratore di Verbania, Olimpia Bossi. “Ha funzionato invece per l’altra cabina (quella a valle, ndr), che si è bloccata”, sottolinea. I controlli, dunque, verranno effettuati sulle due cabine. Quella incriminata è stata sequestrata. La verifica dei sistemi di sicurezza sarà provvidenziale al fine di comprendere cosa sia accaduto domenica pomeriggio. La manutenzione dell’impianto sembrerebbe essere in regola, ma tutto è da chiarire. Si lavorerà dunque sulla documentazione presentata nell’autunno scorso e, in particolare, su quella relativa ai controlli magnetoscopici dei cavi.
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Inoltre, la Procura ha reso noto anche che alle ipotesi di reato di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose è stata aggiunta anche quella di disastro colposo. “Penso che procederemo per un reato piuttosto raro, che è quello, in questo caso naturalmente colposo, di attentato alla sicurezza dei trasporti, con conseguenza di disastro colposo. Le aziende coinvolte sono più d’una, prima dobbiamo nominare i periti per le consulenze tecniche. Dovremo verificare anche la fattispecie dei reati colposi di attentato alla sicurezza dei trasporti, anche in base – ha concluso Olimpia Bossi – alla natura pubblica o meno dell’impianto”.