Una svolta potrebbe essere arrivata nel caso relativo alla morte dell’ambasciatore Luca Attanasio e a quella del carabiniere Vittorio Iacovacci, che tentò di salvarlo nel corso dell’agguato. In Congo, infatti, sono stati arrestati alcuni sospettati. La notizia sembra dare qualche speranza, anche se la verità sulla questione è ancora lontana.
La verità sull’assassinio dell’ambiasciatore Luca Attanasio, del carabiniere della scorta Vittorio Iacovacci, e del loro autista Mustapha Milambo, avvenuto nella Repubblica Democratica del Congo, potrebbe presto venire alla luce. Era lo scorso 22 febbraio quando il convoglio del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite diretto a Rutshuru, sul quale viaggiavano le tre vittime insieme ad altre tre persone, subì un agguato nei pressi di Kibumba, a nord di Goma. L’attacco fu un ‘tentativo di rapimento’ del diplomatico, terminato nel sangue. A distanza di mesi le autorità locali non sono riuscite ancora a individuare gli autori né a chiarire le motivazioni dell’omicidio. Il magistrato che stava operando nel caso, William Assani, è stato inoltre recentemente ucciso. Una svolta, tuttavia, potrebbe essere arrivata. Il Governo, infatti, ha annunciato che sono stati arrestati alcuni sospettati.
“Dietro la morte di Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci c’è sicuramente un’organizzazione“. Lo ha detto Felix Tshisekedi. Dopo mesi di silenzio, il Presidente della Repubblica Democratica del Congo ha aperto uno spiraglio di speranza. “Ci sono sospetti che sono stati arrestati e vengono interrogati“. La possibilità di una rete criminale sembra al momento quella più plausibile. “Sono ‘coupeurs de route’ organizzati in bande e hanno sicuramente dei protettori“. Da anni, d’altronde, la regione del Nord Kivu è teatro di violenza. L’omicidio, tuttavia, resta un mistero. Inizialmente il Governo aveva ritenuto che potesse essere opera delle Forze democratiche di liberazione del Ruanda, composte dai ribelli di etnia Hutu noti per il genocidio del 1994, che hanno una roccaforte in zona. La questione sembrerebbe essere molto più intricata. Da capire ancora, dunque, quali responsabilità abbiano coloro che avrebbero dovuto proteggere l’ambasciatore italiano.
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Al momento sono tre le indagini che, contemporaneamente, stanno tentando di chiarire i dettagli relativi all’agguato avvenuto il 22 febbraio scorso. Una del Dipartimento per la sicurezza delle Nazioni Unite, una delle autorità italiane e una della Repubblica democratica del Congo. “Dobbiamo – ha concluso il presidente congolese Felix Tshisekedi – mettere tutti gli elementi in fila. Abbiamo la collaborazione dei servizi italiani e stiamo lavorando duramente“.
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