Gli ultimi aggiornamenti sui numeri della campagna vaccinale indicano che la soglia delle 500mila inoculazioni giornaliere è superata. Pur con tante difficoltà, il commissario Figliuolo ed il governo Draghi portano a casa il primo, tangibile, importante risultato.
Sembrava una promessa quasi da campagna elettorale, anche se non è attraverso il voto che il governo Draghi è entrato in carica. Almeno non direttamente, diciamo così. “Obiettivo 500mila vaccinazioni al giorno”: era questo il risultato che il commissario straordinario Figliuolo aveva posto da subito come traguardo da raggiungere per mettere in sicurezza il paese. Un numero importante: in Italia siamo sessanta milioni circa: vaccinando mezzo milione di cittadini al giorno, in 120 giorni hai vaccinato la nazione intera, almeno con una inoculazione. E sei praticamente fuori dall’emergenza, libero di rilanciare le attività e l’economia. Un risultato enorme, che permetterebbe di trascinare fuori l’Italia dal baratro più oscuro in cui sia precipitata dalla fine della seconda guerra mondiale.
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Ci sono state difficoltà, rallentamenti, dubbi: ma nell’analisi dei fatti e delle scelte che li hanno determinati c’è bisogno di onestà intellettuale, sopratutto da chi produce informazione. Il primo grande risultato che il paese, la politica, il presidente della Repubblica aveva chiesto a Draghi è ad un passo dall’essere raggiunto. L’ultimo aggiornamento sulla campagna vaccinale mostra infatti un aumento di somministrazioni rispetto ai numeri della settimana scorsa pari a 3 milioni 513.802, con una media giornaliera che supera il mezzo milione. Il numero complessivo è infatti salito da 26 milioni 141.926 vaccini effettuati registrati il 14 maggio a 29 milioni 655.728 rilevate una settimana dopo alla stessa ora. Sono numeri contenuti report settimanale delle vaccinazioni in Italia, redatto dal Commissariato di Francesco Figliuolo, che indicano come in sette giorni siano state vaccinate – facendo la media – 501 mila 97i persone al giorno.
Certo, sono numeri da consolidare. Ci sono categorie a rischio ancora non del tutto messe in sicurezza. Ma se ci guardiamo indietro non possiamo – a prescindere dalle idee che ognuno ha – non vedere che qualcosa è sostanzialmente cambiato. Il confronto tra l’efficienza dei due commissari straordinari, ad esempio, è drammaticamente esplicativo. Non è un caso che tra le prime decisioni significative prese da Draghi ci sia stata proprio la sostituzione del Commissario. Arcuri era molto vicino politicamente a Conte, e la discontinuità passava inevitabilmente dal rinnovamento. Ma crediamo che anche i risultati portati a casa dall’ex commissario straordinario abbiano contribuito alla scelta: dalla questione degli acquisti delle mascherine al caos relativo alle riaperture delle scuole, dalla gestione del materiale ospedaliero (a partire dai respiratori) all’enorme fallimento della app “Immuni”, fino ad arrivare agli oggettivi ritardi di avvio della campagna vaccinale, con il progetto delle “primule” a rappresentare esteticamente la distanza tra parole e fatti.
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Al netto della polemica politica che in particolare Lega, Fratelli d’Italia ed Italia Viva alimentarono per mesi, l’esperienza commissariale di Arcuri non è stata un successo. E questo naturalmente comporta un giudizio politico su chi la determinò e la sostenne per mesi, e cioè il governo Conte. Prima si camminava, ora si corre, o almeno ci si prova. Sono valide tutte le attenuanti: l’arrivo inatteso della pandemia, l’impreparazione oggettiva del Sistema Sanitario Nazionale ridotto a lumicino dopo decenni di tagli, il caos tra le regioni (figlio di una ripartizione di competenze che andrebbe rivisto, ndr). Mettiamoci anche che Draghi gode di un sostegno quasi bipartisan, mentre Conte doveva confrontarsi con le normali dinamiche parlamentari e con una forte opposizione. Però la differenza c’è, e forse andrebbe anche dato atto a Matteo Renzi di aver avuto ragione a mettere in campo le scelte che portarono alla crisi di governo. La politica è anche questo: visione ed azzardo. La figura di Mario Draghi permetteva di scommetterci su, ma la responsabilità del cambiamento se l’è assunta il leader di Italia Viva.
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