Vallorani ha testimoniato venerdì 21 maggio davanti alla Corte d’Assise di Bologna, nell’ambito del nuovo processo sulla strage di Bologna.
Indecifrabile e potenzialmente pericoloso. Con questi aggettivi l’antiquario Agostino Vallorani definì Paolo Bellini, ex esponente di Avanguardia Nazionale, davanti ai magistrati di Firenze nell’agosto del 2004. “Bellini era considerato da me un personaggio indecifrabile e potenzialmente pericoloso, tanto che misi in guardia il maresciallo Tempesta”, dal fatto che Bellini “agisse in un mondo sotterraneo“. E oggi, venerdì 21 maggio, che si è presentato davanti alla Corte d’Assise di Bologna, ha confermato le sue parole. La testimonianza arriva nell’ambito del nuovo processo sulla strage della stazione di Bologna, ma è colme di contrazioni e buchi di memoria a proposito dei suoi rapporti con Bellini.
Vallorani ha infatti raccontato di aver conosciuto Bellini a cavallo tra gli anni ’70 e ’80. All’epoca l’ex estremista di destra usava ancora il nome Roberto Da Silva e proprio tramite Vallorani aveva conosciuto maresciallo Roberto Tempesta, allora inserito nel nucleo tutela patrimonio artistico dei carabinieri. I tre avevano poi iniziato a collaborare per recuperare opere d’arte rubate. Negli anni ’80 Vallorani lavorava come antiquario a Londra, come hanno ricordato i legali di parte civile. Ma oltre alla sua professione, era entrato in contatto con alcuni estremisti di destra che si erano rifugiati nella capitale inglese. Tra questi, c’era anche Sergio Vaccari, anche lui antiquario. L’ultima persona ad avere visto in vita Roberto Calvi.
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Presente in aula anche lo stesso Bellini. Presenza che non è passata inosservata, dal momento che durante la sua testimonianza Vallorani ha incrociato spesso il suo sguardo, tanto da essere ripreso da uno dei legali di parte civile, che lo ha invitato a guardare solo la Corte. Alla parola “pericoloso”, riferita alla sua persona, Bellini è uscito dall’aula per cinque minuti. Poi è rientrato.
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Vallorani e Bellini si sentivano spesso, tant’è che sono emerse diverse intercettazioni telefoniche tra i due. Ad esempio una datata 7 aprile 1992. Vallorani dice a Bellini: “Ti muovi tu perché tanto le spese te le paga la superprocura“. Si riferiva al fatto che, secondo un verbale di Valloroni del 2004, “Bellini si era attivato per recuperare opere d’arte per conto di una superprocura”. Rapporto che gli avrebbe poi garantito determinate “protezioni istituzionali”. Un altro dettaglio oggi confermato dal teste.
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