Carlo Calenda, candidato alle prossime elezioni per il sindaco di Roma, costruisce la sua campagna elettorale sulla base delle competenze.
Una gara sulle competenze. Così Carlo Calenda, leader di Azione in corsa per le prossime elezioni amministrative di Roma, vuole trasformare la campagna elettorale. Lo ha annunciato sul suo profilo Twitter, accompagnando la dichiarazione con un estratto del suo intervento al Tg 2 Post, su Rai 2. “Cercherò di convincere i romani che le elezioni sono simili a un colloquio di lavoro. E che la scelta del sindaco va affrontata con la stessa cura che se dovessimo affidare a qualcuno un bene di nostra proprietà. Per questo manderò il mio cv a tutti i cittadini”, ha scritto l’ex dem.
L’intervento pubblicato da Calenda inizia con una descrizione della campagna elettorale. La conduttrice del programma, Manuela Moreno, gli chiede se manca il contatto con gli elettori a causa delle restrizioni anti Covid. La risposta del leader di Azione è affermativa ma, aggiunge, “io sono otto mesi che li incontro andando nei quartieri di Roma. Però, certo, a piccoli gruppi, perché non li puoi incontrare in tanti“.
Poi ribadisce lo stesso concetto espresso su Twitter: distribuire il proprio curriculum ai romani per mostrare ai suoi eventuali elettori tutto ciò che sa – e può? – fare. “Per noi – spiega in trasmissione – lunedì partirà la campagna vera e propria con tantissimi volontari che faranno i banchetti, ovviamente non si potranno fare assembramenti però distribuiranno una cosa credo divertente che ho fatto, cioè il mio curriculum, quello che ho fatto nella vita. Perché io penso che proporsi come sindaco è fare un colloquio di lavoro con gli elettori”.
Ma qual è il motivo della sua scelta? Calenda lo ha ripetuto spesso, per lui le competenze sono fondamentali. A prescindere da dove queste andranno a pescare voti. “L’obiettivo – ha infatti aggiunto il candidato sindaco – è quello di mettere insieme, anzi di stimolare, una grande reazione trasversale, di destra, di centro, di sinistra“.
Poi Calenda è passato all’attacco. Si è scagliato, neanche troppo velatamente ormai, contro l’attuale sindaca di Roma, Virginia Raggi. “Il problema di Roma non è solo diventare sindaco, è fare il sindaco. Normalmente si diventa sindaco ma non si fa il sindaco, e io questo non lo posso davvero accettare. Se mi voteranno i romani sapranno che se divento sindaco avrò la mia lista che avrà la maggioranza nell’Assemblea Comunale, quindi sarò interamente responsabile di fare le cose che sto dicendo che voglio fare“, ha detto, facendo riferimento alle difficoltà della prima cittadina pentastellata a tenere insieme la sua Giunta.
“Non è assolutamente vero che Roma è ingovernabile. Se voi andate a vedere tutte le scelte fatte, faccio un esempio concreto, siamo stati i primi a parlare di questo problema. Nel 2017, per una volta, la Giunta aveva approvato esattamente quello che serviva fare per i cimiteri: aumentarne il numero. Non l’hanno fatto. Perché il problema della politica italiana in generale, e a Roma per 100, è il fatto che le persone non hanno alcuna esperienza amministrativa e gestionale“, ha aggiunto. Ed ecco che ritorna il tema delle competenze: se non hai già un’esperienza politica pregressa, non puoi fare il sindaco, sostiene Calenda.
Secondo Calenda, quindi, è inutile creare aspettative assurde e inutili. Meglio piuttosto far capire ai cittadini le reali tempistiche per realizzare determinati interventi. È questo il perno del suo programma elettorale. “Allora, io penso di poter fare di meglio? Certo, se no non mi candiderei. Ma soprattutto, ed è già nei programmi che propongo, quello che cerco di fare per esempio è spiegare quello che si può fare immediatamente, quello che si può fare in un tempo più lungo, in modo da non generare aspettative assurde. Ma si può trasformare Roma in una città normale, e prima la devi far tornare una città normale, e poi far tornare una grande Capitale. Le due cose purtroppo vanno in sequenza”.
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E quali sarebbero, sempre secondo il leader di Azione, i problemi su cui lavorare subito? Dalla mobilità – pubblica e privata – alla gestione dei rifiuti, passando per la sicurezza delle strade. Spiega in onda su Rai 2: “Perché questa è la terza città del mondo per traffico, è la città in cui si usa di più la macchina privata, persino più di Mosca. È la città dove i rifiuti sono gestiti peggio in Europa. È la città con la peggiore illuminazione. C’è una lista interminabile, ma cambiare queste cose, noi abbiamo cominciato a spiegare il come che è la cosa sempre fondamentale, sono cose che si fanno. Non è vero che non si possono fare”.
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Le difficoltà nella governabilità di Roma sono reali e innegabili, ma una maggiore competenza renderebbe le cose più semplici. “Del resto Roma, a un certo punto, 15 anni fa, era stata anche governata bene. Certo, ha un problema di dimensione enorme. Roma è una città, pochi sanno, grande come le prime 7-8 città italiane. È una città gigantesca e poco abitata, quindi costa molto erogare i servizi, però qui siamo di fronte ad una enormità di errori gestionali che io nella mia vita non ho mai visto”, conclude infine Calenda.
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