Ascoltato Giancarlo Di Nunzio nell’ambito del processo sulla strage di Bologna avvenuta nel 1980. Le sue dichiarazioni, però, non convincono.
Questa mattina, nell’ambito del processo sulla strage di Bologna del 2 agosto 1980, è stato ascoltato il testimone Giancarlo Di Nunzio. Una testimonianza durata più di tre ore caratterizzata da numerose contraddizioni e omissioni.
La testimonianza
Nel corso della testimonianza è dovuto più volte intervenire Francesco Caruso, il Presidente della Corte d’Assise, che ha affermato, ammonendolo: «Lei si è impegnato a dire tutta la verità. Se nega quanto ha dichiarato in precedenza, la sua deposizione diventa del tutto inattendibile». Giancarlo Di Nunzio, infatti, avrebbe più volte risposto alle domande con diversi «Non ricordo».
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Giancarlo Di Nunzio è il nipote di Giorgio Di Nunzio, morto nel 1981 e considerato dalla Procura Generale, uno dei primi beneficiari dei soldi finalizzati a finanziare la strage. Si parla di 240 mila dollari accreditati il 3 settembre 1980 sul conto corrente della TDB di Ginevra. Conto cointestato anche a Giancarlo. Molte delle domande che gli sono state poste, infatti, riguardavano proprio questi soldi. Il teste, quando fu ascoltato nel 2018, disse di non riconoscere la sua firma. Oggi, invece, Giancarlo Di Nunzio ha ammesso di riconoscerla. Per giustificare il conto cointestato con lo zio, il teste ha affermato che Giorgio Di Nunzio «avrebbe dovuto operarsi al cuore in Svizzera» e lui avrebbe dovuto gestire i soldi per l’operazione. Tutte queste spiegazioni, però, non hanno convinto i Pg.