Alleanza Pd – M5s, per Letta uniti alle politiche. Ma il progetto fatica a partire

Prosegue il dialogo tra Pd, M5s e Articolo 1 per consolidare l’alleanza più volte annunciata dai leader dei rispettivi partiti. Un’alleanza che, però, ancora stenta a camminare sui propri passi. Da un lato pesano le tensioni sulle amministrative, soprattutto a Roma, e dall’altro aumentano gli sforzi per non farsi scoraggiare da questi primi tentativi abortiti. Un’alleanza tra speranza e preoccupazione.

enrico letta giuseppe conte
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Certo, il fatto che il M5s abbia candidato Virginia Raggi a sindaco di Roma, il fatto che il Pd abbia rinunciato al suo “candidato forte” Nicola Zingaretti probabilmente su richiesta degli stessi esponenti 5 Stelle, il fatto che quella che doveva essere una coalizione unica si sia presentata sotto forma di guerra fredda e veti incrociati alla prima prova del nove, non ha aiutato. Gettata alle spalle l’esperienza romana – ma non troppo perché la scottatura resta – Pd e M5s provano ora a guardare avanti. Ma anche guardando all’orizzonte, la situazione non sembra rassicurante. Il nuovo banco di prova, le amministrative a Napoli, rivela altre sorprese. Solo due giorni fa, Pd e il Movimento Cinque Stelle si sono riuniti a Napoli per sancire definitivamente l’alleanza per le amministrative: l’accordo è stato chiuso, i due saranno insieme a Napoli nella corsa per eleggere il nuovo sindaco. Eppure, questa volta a mancare è il primo candidato. Anche se va detto: non per motivi strettamente politici.

A Napoli ci sono altri problemi

L’ex ministro dell’Università Manfredi ha spiegato le ragioni del suo ‘no’ alla candidatura a sindaco di Napoli, candidatura proposta dallo schieramento centrosinistra-M5s: “Il Comune presenta una situazione economica e organizzativa drammatica. Le passività superano abbondantemente i 5 miliardi di euro, tra debiti e crediti inesigibili. Siamo, di fatto, in dissesto. La conseguenza è che, in queste condizioni della città, il sindaco diventa un commissario liquidatore“. Poi una nota sull’alleanza: il rifiuto della candidatura non è legato al rifiuto della coalizione, ma alla consapevolezza che serva addirittura un’unione di forse più allargata. “Il campo largo delle forze progressiste che si è costituito a Napoli e ha animato il governo a cui ho partecipato grazie alla scelta del presidente Conte, ha tutte le energie per guidare, su queste basi, lo sviluppo della città, anche con il sostegno della Regione Campania. Aggiungo però che la questione non riguarda solo il campo progressista. Dovrebbe investire l’intero arco istituzionale“, avrebbe ribadito Manfredi nella lettera. Intanto il tavolo della coalizione “va avanti”, assicurano dal centrosinistra, perché la presa di posizione di Manfredi “non ha colore politico“.

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Quell’asse Pd – M5s da salvare

letta conte
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A confermare l’intenzione di proseguire, tanti buoni propositi enunciati durante l’assemblea nazionale di Articolo 1, alla quale hanno partecipato anche Giuseppe Conte, Enrico Letta, Elly Schlein e Mattia Santori. Durante l’incontro del 15 maggio Conte avrebbe ribadito che “tutti i passi importanti che abbiamo compiuto hanno avuto la loro base nella salda collaborazione tra M5s, Pd e Leu“. Si tratta di un percorso che “non può essere messo da parte, dobbiamo continuare a lavorare, darci un orizzonte di senso“. Ma qual è l’orizzonte a cui puntare? Secondo Enrico Letta ora sarà necessario puntare tutto alle elezioni politiche, di certo gettando uno sguardo alle amministrative, ma con una consapevolezza: non saranno le amministrative il vero banco di prova della nuova alleanza, perché per quelle potrebbe essere già troppo tardi. “Io sono convinto che saremo insieme alle prossime elezioni politiche, lavoreremo in questi mesi per arrivare a quello“, avrebbe ribadito Letta, sottolineando anche: “Ci sono delle difficoltà in alcune città. Ma dobbiamo tenere presente che la legge elettorale è a due turni e che dobbiamo fare bene questo percorso, conoscendo i problemi, facendocene carico in una logica di convergenza, senza immaginare di risolvere immediatamente i problemi che non sono risolvibili“.

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Sulle amministrative gli alleati avranno ancora da dibattere, insomma, analizzando di volta in volta la strada da intraprendere. Intanto, però, gli occhi puntano alle Agorà democratica che avranno inizio a luglio e si concluderanno a dicembre. Proprio a proposito di questi incontri Roberto Speranza sottolinea: “Se le agorà di Enrico Letta sono il tentativo di ricostruire un pensiero, di ricostruire un partito, io penso che dobbiamo starci, con le nostre idee“. Insomma, i buoni propositi per parlare di progetti (e non solo di alleanze strategiche) ci sono. Certo, sarebbe stato meglio parlare di idee prima di progettare sostegni incrociati a tavolino. Il rischio è sempre quello, e ce lo ricordano ogni giorno le minacce di Matteo Salvini a livello nazionale: ogni alleanza nata sull’esigenza del momento e non su una reale condivisione di idee rischia di crollare al primo fil di vento, e se resiste rischia di esporsi a una lunga sequela di compromessi, e quindi alla stagnazione.

 

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