Dopo il sì della madre biologica, Daniela Molinari rilascia un’intervista in cui scava nel suo passato e in quello della madre: “Sono nata da una violenza, capisco che non voglia incontrarmi”.
Dopo i ripetuti appelli rivolti alla madre biologica, Daniela Molinari potrà infine continuare le cure sperimentali. Dalla donna è infatti arrivato il tanto atteso “sì” al prelievo, che permetterà all’infermiera lombarda, malata di tumore, di sottoporsi a un tipo particolare di terapia. Terapia, questa, che al momento è l’unica strada percorribile per raggiungere l’agognata guarigione. Si tratta, avevano spiegato i medici alla donna, di una “immunoterapia sperimentale nata in Svizzera che si basa sulla mappatura genetica” di almeno uno dei due genitori.
Si ricorda, però, che Daniela, oggi 48enne, non ha mai conosciuto i suoi genitori, dato che venne lasciata in un orfanotrofio nel 1973 a Como – proprio l’anno in cui è nata. Sposata e residente a Milano, ha una figlia di 23 anni e una bimba di 9. Per anni non ha mai saputo nulla della madre biologica, né ha sentito la necessità di ripercorrere quel drammatico passato; fino a quando, però, non si è imbattuta nella malattia e in questa preziosa possibilità di rimettersi.
Daniela Molinari: “Sono stata il frutto di una violenza”
Daniela è stata abbandonata appena nata dalla madre, sulla soglia di un orfanotrofio, dopo essere rimasta incinta a seguito di una violenza sessuale. “Sono stata il frutto di una violenza. Ho provato a immaginare il suo dolore ma ormai l’unica speranza di sopravvivere non ce l’avevo più. Mi sono chiesta se il diritto all’anonimato di una persona potesse superare il diritto alla vita di un’altra”.
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Con queste parole Molinari ha raccontato a Il Corriere della Sera la sua storia, ripercorrendo gli attimi e i momenti vissuti prima di mettersi sulle tracce della madre biologica, landiando appelli e rilasciando interviste per far sì che potesse in qualche modo attirare la sua attenzione. Una scelta dolorosa e sofferta, ma che si è resa necessaria dalle gravi circostanze.
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Circostanze, queste, gravi anche per la madre dell’infermiera, che dopo essersi ricostruita una vita non voleva aver nulla a che fare con lei. Poi, però, il ripensamento, il “sì” al test, la speranza offerta alla stessa figlia che aveva abbandonato. Ed è per questo che Molinari lascia un pensiero alla madre, in un momento così delicato da risultare quasi fragile: “Un’immagine da mettermi nel taschino io non ce l’ho. Nonostante tutto l’aspetto. Se nel suo percorso di elaborazione dovesse servire un mio abbraccio io sono disponibile a restituirglielo”.