Il musicista Roberto Angelini che si lamenta di essere stato multato per aver fatto lavorare una donna in nero è l’emblema dell’ipocrisia.
Ipocrita. Così si può definire il post pubblicato lo scorso giovedì, 13 maggio, dal musicista e ristoratore Roberto Angelini. Il chitarrista del programma televisivo Propaganda Live, su La 7, appare in lacrime e accusa una donna di essere una “pazza incattivita dalla vita”. Il motivo? Lei lo avrebbe denunciato, dopo che lui l’ha fatta lavorare in nero nel pieno della pandemia.
Posto che successivamente la ragazza ha dichiarato di essere “stata semplicemente fermata dalla Guardia di Finanza che ha fatto un controllo autonomo”, e dunque di non aver sporto denuncia di sua spontanea volontà, su quali basi Angelini intende lamentarsi? Dopo aver fatto lavorare una persona in nero come rider per conto del suo ristorante, il musicista intende davvero far passare la lavoratrice in questione per pazza? La situazione è paradossale. Un artista sedicente “di sinistra”, che lavora per un programma che dei diritti umani e civili fa la propria ragione di esistere, come può fare un inno al lavoro nero con tanto di santificazione e vittimizzazione di se stesso attraverso le lacrime?
Ma partiamo dall’inizio. Ecco cosa ha scritto sulla sua pagina Facebook Angelini la settimana scorsa. “Questa non è la faccia del musicista che siete abituati a conoscere. Questa è la faccia di un ristoratore (si, ho un ristorante) che ha appena scoperto di essere stato denunciato da un’“amica” alla guardia di finanza. Dopo un anno di sacrifici per non chiudere cercando di limitare al massimo il ricorso alla cassa integrazione per i miei dieci dipendenti (visti i tempi biblici). Ho comprato un furgoncino per le consegne e fatto lavorare amici che avevano bisogno“, ha scritto senza specificare che quel lavoro che offriva non era legale.
E soprattutto dipingendosi, dall’inizio, come un santo che ha agito solo in nome della sua immensa misericordia. Continua infatti così la storia triste di Angelini: “Mi sono indebitato per pagare i fornitori. Ho resistito con i ristori evidentemente inadeguati. Non avendo uno spazio all’aperto sto facendo i salti mortali per allestirne uno al volo. E poi… 15 mila euro di multa per lavoro in nero. A me… Che ho avuto sempre tutti in regola e non essendo del mestiere, non avrei neanche saputo come fare. Capisco tutto, capisco le giuste lotte per riconoscere i diritti dei rider che lavorano per grandi multinazionali del delivery, ma un piccolo imprenditore cosa avrebbe potuto fare?”.
In che senso Angelini non avrebbe neanche saputo come fare? Non sa come assumere regolarmente il personale nel suo stesso locale? Sembra improbabile. In più, non dovrebbe essere necessario sottolineare la bassezza della frase sul piccolo imprenditore che – parafrasando – capisce le lotte per i diritti ma all’occorrenza le calpesta. Conclude con un tripudio di vittimismo e autocommiserazione: “Mi sembrava pure di fare del bene. Pensa te. Pagherò, non è questo il punto. E se non avessi potuto pagare? Per colpa di una pazza incattivita dalla vita sarei stato costretto a chiudere e mandare a spasso 10 persone”.
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“Tra 5 minuti tornerò a sorridere e a parlare di musica. Tranquilli. Scusate lo sfogo, di solito non uso questo spazio per cose serie. #resisto. E poi, pensavo, se avessero agevolato le assunzioni, almeno in questo anno assurdo in cui tanti si sono dovuti inventare un lavoro volante, avrei segnato tutti quelli che sono passati a fare delle consegne, anche per un giorno. Ma non farlo e poi aspettarti al varco per purgarti è davvero ‘geniale'”. Insomma, piove governo ladro. Se Angelini ha fatto lavorare in nero è colpa del governo che non ha agevolato le assunzioni.
Conclude infine il musicista: “Vabbè. Passo e #nonchiudo. Ultima cosa. Gli occhi lucidi non sono per la multa ma per il tradimento ricevuto da una presunta amica che ha mangiato e dormito a casa mia. Che mi confidò che aveva bisogno di soldi e io pensai bene di aiutarla. Che stronzo che sono. Non imparerò mai”.
Ventiquattro ore dopo sono arrivate le scuse di Angelini. Lacrime di coccodrillo, come si suol dire. Ecco cosa ha scritto: “Voltiamo faccia. Ci tengo davvero a ringraziarvi tutti per l’abbraccio e il sostegno ricevuto. Ho scritto un post di pancia. E forse avrei potuto evitarlo. Mi dispiace però leggere insulti verso la ragazza e mi rendo conto di essere in una posizione privilegiata. Non avevo previsto tutto questo. Per favore non insultatela più, mi fa sentire in colpa, quando in realtà vorrei tenermi l’incazzatura ancora per un po’”.
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“C’è qualcuno di voi che si voleva attivare per un crowdfunding, altri che mi scrivono che verranno in massa al ristorante per sostenermi… Io vi ringrazio di cuore ma no, non fate nulla. Se vi andrà, quando riaprirà, sarete i benvenuti. A chi mi parla di ‘mai lavoro in nero’ dico che sono d’accordo e ho sbagliato. E infatti pago. Ma sicuramente non è questo il luogo per approfondire. E insomma, tutto si risolverà nei modi e nelle sedi adatte”, ha scritto l’imprenditore, sempre su Facebook.
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