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Cronaca

Inter, festa scudetto come “esperimento”: casi di Covid non sono aumentati

La festa dei tifosi dell’Inter a Piazza Duomo per la vittoria dello scudetto è stato per gli esperti un “esperimento scientifico”. I casi di Covid-19 a Milano, nelle successive due settimane, non sono infatti aumentati in modo rilevante. Ciò potrebbe essere una dimostrazione del fatto che, come rivelato da diversi studi, i rischi di contagio maggiori non si corrono all’aperto, bensì nei luoghi chiusi.

I migliaia di tifosi radunati a Piazza Duomo lo scorso 2 maggio – meteoweek.com

La vittoria dello scudetto dell’Inter, avvenuta matematicamente domenica 2 maggio, aveva fatto sì che i tifosi nerazzurri si riversassero in strada per celebrare il raggiungimento del traguardo. Piazza Duomo, a Milano, era stata lo scenario di assembramenti senza controllo. Le immagini di quella giornata di festa avevano creato non poche polemiche. Il timore, infatti, è che il mancato rispetto delle norme di distanziamento sociale ed il mancano utilizzo, in molti casi, dei dispositivi di protezione, potessero generare un mega-focolaio nel capoluogo lombardo. Ciò, tuttavia, non è accaduto. A quattordici giorni dall’evento potenzialmente super-diffusore, infatti, non si è ancora registrato alcun aumento rilevante dei casi di positività al Covid-19 nella provincia. La variante nerazzurra non sembra, almeno per il momento, aver colpito. Un fenomeno che, però, non sorprende più di tanto alcuni esperti.

Il parere dell’esperto sulla festa scudetto dell’Inter

A sottolineare come la festa dei tifosi dell’Inter per lo scudetto non abbia causato un incremento nel numero dei casi di positività nella provincia di Milano, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, è stato l’epidemiologo Cesare Cislaghi. «Finora non c’è stato alcun segnale di aumento». Sono passati già quattordici giorni. «Non è detta l’ultima parola, ma negli ultimi giorni vediamo la stessa tendenza nell’andamento dei nuovi positivi, un trend di lenta ma continua decrescita. Di certo non s’è vista alcuna inversione, e questo è un bene», ha detto. È ancora presto per cantare vittoria, ma senza dubbio i mancati effetti registrati finora rendono ottimisti. «Il legame tra l’andamento dei contagi e il raduno in Duomo non s’è visto e sicuramente non c’è un’evidenza. Bisogna aspettare ancora una settimana per esser certi che da quell’occasione non si sia innescata alcuna catena di contagio, ma possiamo dire che i giusti timori avuti quel giorno per fortuna non si sono concretizzati».

Il motivo

L’ex docente della Statale nonché ex presidente dell’Associazione italiana di epidemiologi, tuttavia, non si è limitato ad analizzare i dati. Cesare Cislaghi ha spiegato anche il perché di tale mancata inversione nel trend della curva dei contagi. La festa dei tifosi dell’Inter per lo scudetto a Piazza Duomo, infatti, può essere considerata un vero e proprio “esperimento scientifico“, da cui trarre le dovute considerazioni per il futuro. «C’è un fatto che emerge con interesse e da tenere in considerazione. È sempre più evidenziato il rischio di contagio non solo legato al droplet (micro gocce di saliva emesse durante una conversazione, ndr), ma anche del virus in sospensione in ambienti chiusi. Ora si sta cominciando a vedere questo in maniera sempre più “solida”».

Una teoria su cui gli esperti, anche quelli membri del Comitato tecnico-scientifico, puntano ormai da tempo. Lo dimostra il provvedimento che permette di restare aperti soltanto a bar e ristoranti all’aperto. «Il fenomeno della festa scudetto – sottolinea l’esperto – ci conferma l’importanza di evitare il più possibile le riunioni in luoghi chiusi e di aumentare l’aereazione. Si tratta di un aspetto difficile da analizzare, perché a livello di laboratorio si intravede la presenza, ma non si riesce a dimostrarne la capacità di contagio e il livello di rischio, pur se dei lavori scientifici esistono, tra cui uno pubblicato di recente sulla rivista Nature. Stando a queste evidenze, come politica di cautela, si giustifica la distinzione tra ristoranti e piscine all’aperto o al chiuso».

E se la festa si fosse verificata al chiuso? I danni sarebbero potuti essere decisamente più rilevanti, ma effettuare teorie a posteriori è sostanzialmente impossibile. «Difficile dire cosa sarebbe accaduto. La concentrazione nell’aria però ha di certo un ruolo nel contagio, pur se inferiore e con un peso residuo rispetto a quello interumano. In un ristorante al chiuso però di certo non basta il metro di distanza, pur se non c’è ancora una misurazione precisa del rischio», ha aggiunto Cesare Cislaghi.

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Cesare Cislaghi, ex presidente dell’Associazione italiana di epidemiologi – meteoweek.com

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Infine, l’ex docente della Statale si è soffermato sugli effetti della campagna di vaccinazione contro il Covid-19 portata avanti in Italia. Un fattore non determinante nel caso specifico, data nella maggior parte dei casi la giovane età dei partecipanti alla celebrazione, ma che sta contribuendo a dare la possibilità al Paese di uscire dall’emergenza. «Il segnale forse più positivo — ha concluso — è la diminuzione della letalità, dunque del numero di morti rispetto ai contagiati. Noi lavoriamo sul rapporto tra decessi e contagi delle due settimane precedenti, che ora si sta assestando su una percentuale di 1,5, molto bassa rispetto a qualche mese fa, quando era al 4. È l’effetto del fatto che la maggior parte dei più anziani è coperta dal vaccino».

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