Israele sta attaccando la Striscia di Gaza con raid aerei e forze di terra, ma l’esercito ha fatto sapere che le truppe non hanno invaso il territorio. Il bilancio delle vittime è salito a 115, di cui almeno 31 bambini. Domenica il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si riunirà per discutere della questione.
Le tensioni tra Israele e Hamas continuano a crescere. Nella notte le forze armate israeliane hanno condotto attacchi mirati agli obiettivi nella Striscia di Gaza. Lo ha reso noto il portavoce militare Jonathan Conricus a seguito della errata notizia secondo cui sarebbe avvenuta un’invasione. “I soldati non sono nella Striscia, ma l’aviazione e le truppe di terra stanno attualmente conducendo attacchi su obiettivi mirati“, ha precisato. Alla base dell’incomprensione, dunque, un problema di comunicazione. Finora 150 obiettivi sono stati colpiti tramite il lancio di oltre 450 missili in soli quaranta minuti. Quello principale era la rete dei tunnel sotterranei di Hamas, della quale “sono stati distrutti molti chilometri”. Le forze di terra, l’artiglieria e le truppe corazzate nel mentre sono schierate al confine e sparano centinaia di proiettili. Le milizie della Palestina, invece, hanno inviato all’alba circa 50 razzi in direzione dei territori israeliani.
Il bilancio dall’inizio delle ostilità tra Israele e Hamas è attualmente salito a 115 morti, di cui almeno 31 bambini, e più di 600 i feriti nella Striscia di Gaza. Da parte israeliana, le Idf confermano la morte di 7 persone a causa della pioggia di razzi lanciati. La maggior parte di quelli diretti verso aree abitate di Israele sono stati però intercettati dal sistema Iron Dome. I numeri, ad ogni modo, sono destinati ad aumentare ulteriormente. Il conflitto, infatti, non sembra essere destinato a placarsi in breve tempo.
Il premier israeliano Benyamin Netanyahu, infatti, è stato chiaro in merito alle intenzioni di proseguire con la guerra. “Ho detto che avremmo fatto pagare un prezzo molto alto ad Hamas. Lo facciamo e continueremo a farlo con grande intensità. L’ultima parola non è stata detta e questa operazione proseguirà per tutto il tempo necessario”. Lo ha scritto in un messaggio su Twitter. Ismail Haniyeh, il leader di Hamas, da parte sua, avrebbe chiesto ai palestinesi di scendere in piazza per protestare nel secondo giorno di Eid al-Fitr, che segna la fine del Ramadan.
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È stata fissata per domenica 16 maggio la terza riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza dell’Organizzazione delle nazioni unite. A richiederla, dopo il nulla di fatto delle prime due, sono state Tunisia, Norvegia e Cina. Essa si svolgerà in pubblico e dovrebbero partecipare anche Israele e Palestina. Negli scorsi incontri in video-conferenza gli Stati Uniti avevano rigettato la proposta di un intervento, in quanto lo ritenevano “controproducente”. La questione tuttavia adesso potrebbe cambiare.
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Il segretario di Stato americano Antony Blinken, infatti, ha annunciato di avere richiesto il cessate il fuoco ad Abu Mazen, presidente dell’Autorità palestinese. “Ho espresso le mie condoglianze per la perdita della vita. Ho sottolineato la necessità di porre fine agli attacchi missilistici e di abbassare le tensioni“. Lo ha scritto su Twitter il funzionario.
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