E’ il 17 maggio la data fissata dal presidente del Consiglio Mario Draghi per riunire la cabina di regia, analizzare i dati e valutare altre eventuali riaperture. Nel frattempo, il premier cerca di fronteggiare il pressing proveniente da gran parte della maggioranza, con diversi partiti pronti a intestarsi ogni tipo di vittoria sul fronte riaperture, anche per ottenere maggiore consenso elettorale. Insomma, “l’effetto Madrid” sembra arrivato anche in Italia. Ma si tratta di posizioni reali o di facciata? E poi, nel caso in cui si facesse sul serio, è lecito fare pressing sulle riaperture sulla base della legge del consenso, e non sulla base di dati economici e sanitari?
Il presidente del Consiglio Mario Draghi chiede “ancora un po’ di pazienza” ai promessi sposi, l’avvio dei matrimoni dovrà attendere ancora un po’. E chiede un po’ di pazienza anche all’ala aperturista della maggioranza, spesso pronta ad appuntarsi al petto ogni tipo di allentamento in tema riaperture. Da un lato la maggioranza – soprattutto di centrodestra – si vanta di aver ottenuto una maggiore disponibilità al dialogo (ad esempio sulla questione coprifuoco), dall’altro Mario Draghi ribadisce: non è possibile bruciare le tappe, serve pazienza, a decidere quando riaprire sono i dati della curva epidemiologica. Insomma, dopo aver concesso rassicurazioni al centrodestra, dopo aver allentato un po’ le maglie del fronte rigorista, Mario Draghi ora ribadisce che non è il caso di alimentare le fughe in avanti, anche perché “dobbiamo essere attenti a bilanciare le ragioni dell’economia con quelle della salute“, ribadisce al question time. Così, le nuove decisioni saranno prese in data 17 maggio, quando si riunirà una nuova cabina di regia per analizzare i dati a disposizione e decidere sul futuro dell’Italia. A partire dal tema coprifuoco, che forse verrà spostato alle 23.
A confermare la svolta verso la prudenza, tra l’altro, è anche la data della cabina di regia, posticipata rispetto alle aspettative del centrodestra. Già da qualche giorno Forza Italia, Lega e Italia viva avevano alzato i toni sulla necessità di allargare le riaperture e sulla necessità di eliminare definitivamente il coprifuoco. La voce del pressing, ad esempio, è anche quella del capogruppo Fi Roberto Occhiuto, che si scaglia contro i rigoristi e fa notare che “il presidente Draghi non è Conte“. A questa voce – soprattutto sulla richiesta di eliminare il coprifuoco – si aggiungono poi anche le voci di Matteo Salvini e Matteo Renzi. A tutti loro il premier risponde: “E’ necessario un approccio graduale a seconda dell’andamento epidemiologico“, e comunque il coprifuoco verrà al massimo spostato, non cancellato. Il nuovo orario dovrà essere formalizzato durante il Consiglio dei ministri, probabilmente il 18 o il 19 maggio.
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I partiti che si sono appuntati al petto la questione delle riaperture, lo hanno fatto quando Mario Draghi ha lasciato la riunione di presentazione del decreto Sostegni, fanno notare da la Repubblica, e secondo la sondaggista Alessandra Ghisleri si tratterebbe “più di una questione di comunicazione, che di governo“. Da Fdi, a Fi, a Italia viva, alla Lega, tutti sembrano urlare all’unisono: è l’ora delle riaperture. Persino Enrico Letta, segretario di uno dei partiti più prudenti sul tema riaperture, ribadisce: “Le riaperture sono merito del rigore delle scorse settimane. Fosse stato per Salvini saremmo alle richiusure. Quindi sì, voglio intestarmi le riaperture in sicurezza e l’estate che ci aspetta sperando in un boom di turisti anche grazie alle nostre proposte“. Eppure, nonostante i tentativi di intestarsi una presunta vittoria (che non si vuole realmente anticipare), il decorso delle riaperture è lo stesso già pronosticato durante l’emanazione dell’ultimo decreto: a metà maggio se ne riparla, si era detto. E così è stato. Insomma, i diversi partiti ora cercheranno di attribuirsi il merito di riaperture che erano già state prese in considerazione, e che tra l’altro volevano anticipare solamente a livello comunicativo. Nel frattempo, per strappare qualche oncia di consenso, soffiano sul fuoco dell’insoddisfazione. E questo può essere pericoloso.
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Nel frattempo, anche Germania e Francia sembrano voler mantenere il coprifuoco, a differenza della Spagna, che lo ha eliminato giusto 3 giorni fa. A Madrid, circa una settimana fa, la destra di Isabel Días Ayuso e il suo spinto aperturismo hanno registrato una vittoria schiacciante. Secondo alcuni osservatori, la vittoria in questione rappresenterebbe un monito per la politica. In una intervista per Formiche.net, la politologa spagnola Paloma Román Marugán, professoressa dell’Università Complutense di Madrid, ha spiegato: “È curioso perché la gestione della pandemia a Madrid è stata terribile. È il peggior territorio della Spagna in quanto a contagi e morti. Ma c’è un fattore psicologico. Da più o meno un anno, siamo in una specie di ‘gabbia’ per le restrizioni, e la gente è stanca. (…) Molti elettori hanno votato contro la pandemia, contro le restrizioni, contro il coprifuoco, che attribuiscono al governo centrale della Spagna. Si tratta di un voto molto reattivo e di stanchezza della pandemia”.
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A questo punto pare lecita una domanda: perché in Italia quasi tutte le forze politiche cercano di intestarsi le riaperture? E queste riaperture stanno avendo luogo per motivi politici o economico-sanitari? Stando a quanto riportato dalla Repubblica, secondo la sondaggista Ghisleri, il vero motivo coinvolge di certo la drammatica situazione economica: “Le situazioni di povertà c’erano già, ma non come adesso. Nelle ultime rilevazioni fatte per Porta a Porta, il 67 per cento degli italiani è favorevole a spostare o togliere del tutto il coprifuoco (il 33,4 per cento per la prima scelta e il 34,4 per la seconda). Solo una settimana prima, la somma si fermava al 54 per cento, 13 punti percentuali in meno. Ma il 71,4 pensa che sia comunque necessario vedere il rapporto tra vaccinati, contagi, decessi e situazioni di contagio“. Insomma, per il momento c’è voglia di riaprire, ma in sicurezza. Ora resta solo da capire se gli italiani sono più responsabili dei loro rappresentanti politici, pronti a sbracciare sulle riaperture per ottenere consenso.
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